Fabrizio Corona a processo per diffamazione per aver definito “ebeti” Fedez e Chiara Ferragni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-11

Fabrizio Corona dovrà rispondere del reato di diffamazione per aver definito “ebeti” Chiara Ferragni e suo marito Fedez nel corso di un’intervista

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Fedez e Chiara Ferragni? “Ebeti”. Per questa parola, usata nel corso di un’intervista risalente al novembre 2020, Fabrizio Corona verrà processato per diffamazione: lo ha stabilito la gip Chiara Cipolla, che ha accolto l’opposizione sostenuta dagli avvocati della coppia alla decisione della pm Francesca Crupi che in un primo momento aveva chiesto l’archiviazione della querela – presentata anche nei confronti del giornalista al quale Corona aveva rilasciato le dichiarazioni – perché si trattava di “espressioni talmente generiche e grossolane e pertanto frutto di personali e provocatorie supposizioni da non avere contenuto diffamatorio”. Per la gip invece si trattò di un “epiteto gratuito riferito alla loro persona”.

Fabrizio Corona a processo per diffamazione per aver definito “ebeti” Fedez e Chiara Ferragni

Inoltre, sono state menzionate nella richiesta di imputazione altre parole proferite da Corona nei confronti della coppia riferite alla “sfera privata e non collegata al ruolo di rilevanza sociale rivestito”, al punto da far ritenere l’intervista “una mera occasione per attaccare gratuitamente la dimensione personale, di coppia e genitoriale”. Corona – che al momento si trova in regime di detenzione domiciliare – fece alcuni riferimenti ritenuti offensivi sulla seconda figlia di Fedez e Chiara Ferragni, all’epoca in gestazione. Lo scorso gennaio nei suoi confronti è stata presentata una seconda querela in seguito alla pubblicazione, sul suo profilo Instagram, di un video in cui “derideva l’ultimo lavoro discografico” di Fedez apponendo la parola “archiviata” riferendosi alla richiesta della pm sulla prima querela, ora ribaltata dalla gip.

I legali difensori di Corona avevano sostenuto che le “iperboli espressive” non fossero offensive perché ormai entrate nel linguaggio comune. La giudice ha risposto che “l’abitudine alla volgarità e alla scurrilità non elide il contenuto offensivo delle parole ma anzi lo amplifica” e che “ridimensionare atteggiamenti come quelli denunciati in grossolane provocazioni proprie del personaggio televisivo, non fa altro che legittimare comportamenti offensivi destinati a moltiplicarsi e a ripetersi”.

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