Cosa cambia con l'euro forte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-08-30

La moneta unica ha sfondato quota 1,20 dollari per la prima volta da gennaio 2015, rendendo l’export dell’Eurozona più oneroso. Cosa può succedere adesso

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Siamo tornati all’euro forte. La moneta unica ha sfondato quota 1,20 dollari per la prima volta da gennaio 2015, rendendo l’export dell’Eurozona più oneroso e dunque rischia di danneggiare quei Paesi come l’Italia che maggiormente dipendono dalle esportazioni e che da poco si sono avviati sul sentiero della crescita. Al tempo stesso un euro più forte rende le importazioni meno care: i prezzi dei beni energetici come il petrolio saranno più bassi e quindi il supereuro avrà un impatto sulla risalita dell’inflazione, ferma all’1,3% nell’Eurozona e ancora lontana dall’obiettivo della Bce di un tasso vicino ma sotto al 2%.

Cosa cambia con l’euro forte

Per questo secondo molti osservatori il supereuro scoraggerà l’Istituto centrale dall’alzare i tassi di interesse nel futuro prossimo, al momento sono fermi a zero, e dall’avviare un ridimensionamento del Quantitative Easing, ossia del piano di acquisto titoli, come da tempo chiedono a gran voce i falchi di Francoforte. In ogni caso, per quanto riguarda le esportazioni, le aziende europee che producono beni di lusso o le esportazioni agricole di alta qualità subiscono un impatto limitato perché si rivolgono a un pubblico di consumatori ad alto reddito poco sensibile al prezzo dei prodotti.

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Il cambio euro-dollaro dal 2007 (Corriere della Sera, 30 agosto 2017)

Il Corriere della Sera infine segnala che una relazione inversa lega il dollaro e le quotazioni dell’oro. Quando il biglietto verde si indebolisce l’oro tocca nuovi massimi. È accaduto anche in questi giorni e ieri l’oncia ha raggiunto la quotazione record di 1.311 dollari, il record da inizio anno.

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