La doppia vita del parroco di Prato: spaccio di cocaina e festini a sfondo sessuale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-09-14

Il prelato era già stato attenzionato dal vescovo di Prato, monsignore Giovanni Nerbini. Poi dallo scorso aprile era stato sollevato dall’incarico per gli ammanchi nei fondi della domenica

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Don Francesco Spagnesi, 40 anni, parroco della chiesa dell’Annunciazione alla Castellina a Prato, correttore della Misericordia, è finito oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di spaccio e importazione di sostanze stupefacenti. La misura cautelare, disposta dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Prato, Francesca Scarlatti, su richiesta della Procura pratese, è stata eseguita dagli agenti della squadra mobile della questura di Prato. Il sacerdote da pochi giorni aveva lasciato gli incarichi nella parrocchia.

L’indagine è partita dall’arresto di un pratese che aveva portato dall’Olanda un litro di Gbl, la cosiddetta droga dello stupro. Il sacerdote e il pratese, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbero organizzato festini a sfondo sessuale reclutando i partecipanti su un sito di incontri.

Secondo quanto emerso dalle indagini, don Spagnesi per acquistare la droga avrebbe utilizzato i soldi offerti dai fedeli nella raccolta domenicale.

La doppia vita del parroco di Prato: spaccio di cocaina e festini a sfondo sessuale. Le reazioni

“Dolore e sgomento”: il vescovo di Prato, monsignore Giovanni Nerbini, esprime così il suo stato d’animo alla notizia dell’arresto ai domiciliari di don Francesco Spagnesi, ex parroco dell’Annunciazione alla Castellina. “Sono notizie che un padre e Pastore non vorrebbe mai avere – afferma mons. Nerbini – e che colpiscono l’intera Diocesi. In questo momento voglio farmi vicino particolarmente alla comunità parrocchiale della Castellina, condividendone la sofferenza e il disagio”.

Ad aprile, messo alle strette, don Francesco aveva rivelato la causa della sofferenza, l’uso stabile di droghe. È a quel punto che il vescovo gli ha imposto un cammino di riabilitazione psicoterapeutica con uno specialista. “Quando – continua Nerbini – abbiamo avuto notizia di movimenti sospetti sui conti della parrocchia, ho provveduto a ritirare il potere di firma esclusiva del parroco, per poter così procedere ad una verifica della situazione”. Monsignor Nerbini chiese subito conto a don Spagnesi di quelle operazioni bancarie: “Ogni volta mi veniva spiegato che si trattava di aiuti per persone bisognose della parrocchia”. Sono state, infine, le indagini della magistratura, negli ultimi giorni, a dar conto degli esatti contorni della vicenda e delle contestazioni riguardanti lo spaccio. “Raccomando a tutti la preghiera per la Chiesa diocesana, per i sacerdoti, per la comunità della Castellina e per lo stesso don Francesco – perché questa vicenda ci renda tutti più forti nella carità e nella verità”.

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