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Di Maio chiede le dimissioni di Siri indagato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-18

Luigi Di Maio colpisce la Lega nel punto più debole chiedendo le dimissioni di Siri. Di Battista ci mette il carico da 11. Il Carroccio risponde confermando la fiducia al sottosegretario. E intanto spunta una mazzetta da 30mila euro per un provvedimento da inserire nel DEF

“Sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimetta. Gli auguro di risultare innocente e siamo pronti a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita”. Luigi Di Maio chiede le dimissioni di Armando Siri, indagato per corruzione: “Va bene aspettare il terzo grado di giudizio ma c’è una questione morale e se c’è un sottosegretario coinvolto in un’indagine così grave non è più una questione tecnico-giuridica ma morale e politica. Non so se Salvini concorda con questa mia linea intransigente ma il mio dovere e tutelare il governo. Credo che anche a Salvini convenga tutelare l’immagine della Lega”.

 

Di Maio chiede le dimissioni di Siri indagato

A Di Maio fa da contraltare su Facebook Alessandro Di Battista che a Siri mette anche una certa fretta visto che dovrebbe dimmettersi “all’istante”:

di battista dimissioni siri

Ho sempre sostenuto questo Governo, lo sosterrò ancor di più se il sottosegretario Siri si dimetterà il prima possibile. Nessun Governo del cambiamento e nessun Governo che si sta impegnando nella lotta alla corruzione può tollerare che vi sia un proprio esponente indagato per reati così gravi. Il sottosegretario Siri lavora nel ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il ministero più delicato che c’è per via dei lavori e degli appalti che segue. È evidente che debba dimettersi all’istante perché, come diceva Borsellino, «i politici non devono soltanto essere onesti, devono apparire onesti».

Dalle parti della Lega hanno già risposto con una nota che appoggia il sottosegretario: “Piena fiducia nel sottosegretario Armando Siri, nella sua correttezza. L’auspicio e’ che le indagini siano veloci per non lasciare nessuna ombra”. Chissà se la linea del Carroccio rimarrà la stessa ora che sta emergendo che Siri sarebbe coinvolto nell’indagine a Palermo per una mazzetta di 30mila euro la mazzetta intascata  per introdurre una norma nel Def che avrebbe favorito alcuni imprenditori nel campo delle energie rinnovabili. L’emendamento però non è mai passato. Siri è indagato per corruzione dai pm romani nell’ambito di una indagine nata a Palermo su un imprenditore dell’eolico, Vito Nicastri, ritenuto vicino a Cosa nostra. A consegnare il denaro a Siri sarebbe stato Paolo Arata, professore universitario, estensore del programma sull’energia della Lega e in affari, per i pm, con Nicastri. Siri, che non sapeva dei rapporti tra Arata e Nicastri, avrebbe ricevuto il denaro a casa del professore che sarebbe stato un suo grande sponsor nella politica. L’emendamento caldeggiato avrebbe dovuto fare retroagire i finanziamenti stanziati per le rinnovabili alla data di costituzione di una delle società di Nicastri che avrebbe potuto così beneficiarne. Parallelamente all’indagine romana la procura di Palermo ha ricostruito un giro di tangenti alla Regione siciliana per favorire Nicastri nell’ottenimento di alcune concessioni.

Leggi sull’argomento: Armando Siri indagato per corruzione

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