Desirèe Rossit: l’atleta con la celiachia costretta a rinunciare alle gare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-22

Celiaca da quando era bambina, qualche giorno fa si è lamentata su Facebook delle frequenti situazioni in cui è costretta a rinunciare alle gare a causa di qualcosa che ha mangiato

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Desirèe Rossit, 24enne friulana campionessa nazionale di salto in alto, è celiaca da quando era bambina e affetta anche da una grave forma di intolleranza al lattosio. Qualche giorno fa si è lamentata su Facebook delle frequenti situazioni in cui è costretta a rinunciare alle gare a causa di qualcosa che ha mangiato. ’ultimo forfait risale a sabato scorso, quando, in trasferta in Svezia per il meeting di Goteborg, ha dovuto rinunciare a scendere in pista per i dolori che l’hanno stesa a letto subito dopo il pranzo pre gara. Una beffa, per lei che di impegno e talento ne ha da vendere e che, con il suo 1,97, detiene la sesta misura italiana di sempre.

«Sono stufa — ha scritto in un post su Fb, in un misto di desolazione e rabbia — In quest’anno di gare sono stata intossicata tre volte. Faccio di tutto per presentarmi al meglio alle gare. E poi, viene tutto vanificato per un errore dei cuochi e per delle bugie, nonostante le mie insistenze su cosa posso mangiare e su come va cucinato».

Quando è a casa, tra Nespoledo, dov’è nata, e Bergamo, dove vive, tutto fila liscio. E anche in viaggio, quando può, si arrangia facendo la spesa per conto proprio. Ma affrontare una gara dopo essersi nutrita soltanto di affettati e gallette «non è proprio l’ideale», osserva nello sfogo affidato ai social network.

desirèe rossit celiachia

Anche perché, in forza al gruppo sportivo Fiamme oro, quinta agli Europei di Amsterdam del 2016 e reduce dai Campionati europei di Berlino, la poliziotta Rossit ha ancora tanti sogni nel cassetto.

E per realizzarli, vorrebbe potersi sedere a tavola «senza l’ansia di quello che mangerò, né la paura che il mestolo sia stato adoperato prima in un cibo contenente glutine o che sia volata una briciola nel mio piatto o, peggio, che non si tratti veramente di alimenti senza glutine».

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