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Cosa succederà dopo la decisione della Corte d'Appello sul "muslim ban" di Trump
Giovanni Drogo 08/02/2017
I tre giudici della Corte d’Appello di San Francisco si stanno per pronunciare sul ricorso dell’amministrazione Trump contro le decisioni dei giudici che hanno bloccato il travel ban per i cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana. Quale sarà il passo successivo di Trump?
È attesa entro oggi la sentenza della Corte d’Appello federale di San Francisco che si dovrà pronunciare in merito all’ordine esecutivo del Presidente Donald Trump che proibisce l’accesso negli Stati Uniti ai cittadini di sette paesi del mondo arabo a maggioranza musulmana. La Corte dovrà stabilire se hanno ragione i giudici che hanno bloccato il provvedimento di Trump oppure se il ricorso del Presidente contro la sentenza può essere accolto. A rappresentare l’accusa ci sono i legali del Minnesota e dello stato di Washington mentre a difendere il “muslim ban” ci sono i legali del Dipartimento di giustizia.
In caso di sconfitta Trump farà ricorso alla Corte Suprema
La tesi dell’accusa è che l’ordine esecutivo che vieta l’ingresso negli USA ai cittadini di Iraq, Siria, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen sia fondato su pregiudizi razziali ed etnici e abbia come scopo quello di discriminare i musulmani e favorire altri gruppi religiosi perché dà la priorità alle richieste dei rifugiati appartenenti alle minoranze religiose (ovvero i cristiani). L’accusa inoltre punta il dito anche sui danni economici e fiscali derivanti da un simile provvedimento. Per la difesa invece Trump, oltre ad avere i poteri per agire in materia anche in modo repentino e senza preavviso, ha agito esclusivamente nella difesa dell’interesse nazionale e soprattutto in base ad un rischio reale perché i paesi finiti nella lista rappresentano una seria minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Inoltre la difesa sostiene che i tribunali che hanno rigettato tutta o una parte dell’ordine esecutivo firmato il 27 gennaio lo hanno fatto al di fuori della loro giurisdizione. Una volta ascoltate entrambe le parte la Corte d’Appello del nono distretto deciderà se accogliere le tesi dell’accusa – e quindi confermare anche in questo grado di giudizio l’inapplicabilità del bando – oppure se sposare quelle della difesa. In caso di sentenza di condanna è certo che Trump presenterà ricorso alla Corte Suprema dove però la situazione è complicata dal fatto che il Senato deve ancora convalidare la nomina del magistrato Neil Gorsuch nel seggio lasciato vacante dal defunto Antonin Scalia. In questo momento la Corte Suprema sarebbe “deadlocked” perché la situazione è di perfetta parità – quattro a quattro – tra giudici di nomina democratica e quelli di nomina repubblicana e in casi come questi l’ordinamento giuridico statunitense prevede che prevalga la decisione presa dal tribunale d’appello.
Cosa ha detto Trump in attesa della sentenza
Nel frattempo Trump, che nei giorni scorsi ha spiegato che il “muslim ban” avrebbe impedito gli attacchi dell’11 settembre e le stragi di Boston, Orlando and San Bernardino (dimenticando che i terroristi autori degli attacchi non erano dei sette paesi nella lista), ha detto che le sentenze che hanno sospeso il travel ban sono “politiche” e non c’è dubbio che questo sia un attacco ai giudici e un modo per fare pressione sulla Corte cui Trump ha ricordato che la sicurezza degli USA deve essere al primo posto.