Cosa dicono i virologi sulla Fase 2

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-03

Crisanti, il virologo dei test a Vo’ Euganeo, dice che la riapertura indifferenziata per tutte le regioni non ha senso. Rezza dice di essere favorevole agli adattamenti regionali. Lopalco dice che con le attività il virus riprenderà a circolare

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In questa “riapertura indifferenziata non c’è una valutazione del rischio tra le regioni” che sono state colpite in modo diverso dal virus. “Mi sembra una riapertura fatta a tentoni” e sentire il ministro Speranza che dice “‘vediamo cosa succede’ mi preoccupa ancora di più”: Andrea Crisanti, virologo dell’Università di Padova e protagonista della lotta del Veneto al Coronavirus, intervistato a Mezz’ora in più ha ribadito le sue critiche alla fase 2 dell’emergenza che comincia il 4 maggio. Crisanti si è rivolto a Giovanni Rezza (Iss) anche lui in collegamento con Lucia Annunziata: “Prenda qualche iniziativa per far emergere il sommerso così finalmente avremo un’idea sul numero dei contagiati, ad esempio prendendo in considerazione chi telefona ai numeri verdi dicendo che sta male”, ha concluso. “Io avrei cercato di capire quanti sono i casi Regione per Regione – ha aggiunto – facendo emergere l’iceberg dei casi sommersi, ovvero le persone che non riescono ad avere una diagnosi e che rimangono a casa. Il rischio dipende da come sono distribuiti questi casi sul territorio”.

giovanni rezza cosa riapre dopo il 13 aprile

Rezza ha detto a sorpresa di essere favorevole a una riapertura differenziata: “Non ho divergenza di opinioni con i colleghi Galli e Crisanti, sono sempre stato favorevole ad una riapertura su scala nazionale, con adattamenti regionali. E’ difficile decidere in quali Regioni riaprire prima. Ci sono Regioni con più casi molte attive e altre con meno casi meno attive, ma è importante che tutte le Regioni si adeguino per il contenimento dei focolai. Nella fase 2 il monitoraggio deve essere 10 volte più attento per evitare un nuovo lockdown, che sarebbe un vero disastro”. L’uomo dell’ISS ha detto di sperare nel caldo: “I virus respiratori diminuiscono la loro incidenza e il loro impatto durante la stagione estiva perché naturalmente succede quello che ora stiamo causando in maniera invece artificiale, ovvero il distanziamento sociale. D’estate non si va più al cinema, a teatro, a scuola, chiudono gli uffici e si vive più all’aria aperta”. Sylvie Briand, direttore del dipartimento per la gestione dei rischi infettivi dell’Oms, ha detto che “il caldo e la vita all’aria aperta potrebbero limitare il contagio”. Sugli effetti del caldo su virus i tre esperti hanno concordato comunque sul fatto che “non ci sono evidenze”.

pier luigi lopalco

“Fino ad oggi il lockdown ha rallentato la corsa del virus, ma ora che le attività riprenderanno il virus riprenderà a circolare”, scrive invece sulla sua pagina facebook il professore Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa e coordinatore scientifico della task force pugliese per l’emergenza Coronavirus. “Il virus – scrive – si muove con le nostre gambe. Più gambe ha, più velocemente si muove. La mappa della densità della popolazione in Italia ci dà una idea abbastanza precisa di quali siano le aree a maggior rischio di circolazione. La Puglia, ahimè, è una di queste essendo la regione meridionale più densamente popolata. Mi raccomando prudenza”, sottolinea.

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