Andrea Crisanti e il vaccino per il Coronavirus
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-03
Per il virologo che ha gestito l’emergenza Coronavirus in Veneto «un vaccino si chiama tale quando comincia a proteggere. In questo momento l’unica cosa che hanno messo a punto sono proteine virali che stanno iniettando a delle persone. Probabilmente entro dicembre avranno un preparato che induce anticorpi, ma non sappiamo se saranno protettivi o meno»
Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università-azienda ospedale di Padova e gestore dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 in Veneto, torna a criticare le regole della fase 2 in un’intervista al Messaggero in cui parla anche del vaccino:
Perché la ripartenza di domani non la convince?
«Quello che davvero manca è stata un’analisi e una condivisione del rischio dell’epidemia regione per regione. Non so se il Governo lo ha calcolato, a noi non ha detto niente nessuno. Ma faccio fatica a crederlo, perché sei provvedimenti vengono fatti tutti uguali è chiaro che questo crea confusione. Se la Lombardia è paragonata alla Calabria, o alla Sardegna o anche al Veneto, è indubbio che non c’è stata un’analisi territoriale».I governatori però sono stati avvisati: se riparte l’epidemia si richiude di nuovo.
«Ma è sbagliato: le regioni hanno situazioni completamente diverse, sia per diffusione del virus, sia per capacità di controllo dell’epidemia».In che modo bisognava allora programmare la ripartenza?
«Ripeto, bisogna valutare soprattutto il rischio, che è diverso, e dipende sia dal numero dei casi, che tra l’altro ancora non conosciamo con esattezza, sia dalla capacità di risposta e di contenimento di ogni regione. Se non si fa questa analisi stiamo nel caos più totale».Se ci saranno nuovi focolai, la responsabilità ora però sarà delle Regioni.
«Ma questo è un discorso politico. Da scienziato dico che un’analisi tecnica non è stata condivisa, e tutta questa confusione deriva proprio dal fatto che non sono stati pesati i rischi
situazione per situazione, e poi non sono stati condivisi».
Non pensa che poter disporre di un vaccino addirittura a dicembre, se dovesse andare bene la sperimentazione di quello messo a punto dalla Oxford University insieme alla Advent-Irbm di Pomezia, cipossa tranquillizzare?
«Ma un vaccino si chiama tale quando comincia a proteggere. In questo momento l’unica cosa che hanno messo a punto sono proteine virali che stanno iniettando a delle persone. Probabilmente entro dicembre avranno un preparato che induce anticorpi, ma non sappiamo se saranno protettivi o meno. Si tratta solo di un esperimento, non è vaccino».