Cultura e scienze
Coronavirus: il rischio di una seconda ondata dell’epidemia
Alessandro D'Amato 27/03/2020
C’è il rischio, molto concreto secondo gli esperti, di una seconda ondata anche quando la prima si sarà spenta. Secondo uno studio dell’Imperial College di Londra, si rischia una epidemia a ondate: due mesi di tregua e poi di nuovo un ritorno per almeno un anno e mezzo
Anche quando i casi di Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 in Italia andranno scemando non si potrà abbassare subito la guardia. Perché c’è il rischio, molto concreto secondo gli esperti, di una seconda ondata anche quando la prima si sarà spenta. Ed è meglio saperlo oggi che la curva dell’incremento dei casi e, soprattutto, di coloro che vengono ricoverati (dato più attendibile e meno dipendente dal numero di tamponi eseguiti) è ormai costantemente tra il 7 e l’8%, una percentuale più bassa rispetto a quella della settimana scorsa. Questo fa pensare agli esperti che le misure di contenimento stiano dando, sia pure lentamente, risultati.
Coronavirus: il rischio di una seconda ondata dell’epidemia
Per questo sul tavolo del governo c’è l’opzione di un graduale e progressivo rallentamento delle misure di distanziamento sociale e di quarantena. Che prevede, spiega oggi Il Messaggero, un piano di parziale ripresa delle attività, che però ha realisticamente come ipotesi temporale gli ultimi giorni di aprile o i primi di maggio.
«Alla seconda fase stiamo già lavorando, dobbiamo farci trovare pronti, ma prima dobbiamo aspettare che la diminuzione della curva che descrive l’incremento dei casi si stabilizzi», spiega Walter Ricciardi, rappresentante italiano all’Oms e consigliere del ministro della Sanità. Il futuro prossimo sarà più tamponi, sia pure mirati, e tracciabilità con le applicazioni sul modello coreano dei pazienti positivi e di quelli sospetti. […]
L’arco temporale è quello che porta a fine aprile-inizio maggio. Ricciardi: «Alla fase due stiamo già pensando. Abbiamo fatto partire una serie di attività, a cominciare dalla call del Ministero dell’Innovazione insieme al Ministero della Salute per recepire le soluzioni tecnologiche che istituti di ricerca e imprese possono fornire. Devono aiutarci in una strategia di testing dei sintomatici precoci, dei guariti clinicamente e al personale sanitario. E quando vengono trovati i positivi vogliamo fare un tracciamento tecnologico, in maniera tale che si possa avere non un contenimento di massa, ma specifico per le persone contagiate e per i loro contatti».
Questo si avrà con gli smartphone e le applicazioni? «Sì, per questo abbiamo fatto la call, in queste ore valuteremo le soluzionitecnologichepiùefficaci.Sarannostrategieparallele:testing più efficace sui sintomatici precoci, sui loro contatti, su chi è guarito per essere certi che non vi sia una ricaduta; dall’altra il tracciamento. Ovviamente il lockdown continuerà fino a quando la curva non si sarà abbassata. Questa fase due potrà alleggerire le chiusure, ma serve tempo. Aprile sarà il mese decisivo, solo alla fine di quel mese potremo capire come e cosa riaprire. Si passerà da una forma di contenimento generale, a misure mirate. Isoleremo chi è contagioso con un ampliamento dei test,lasceremo circolare gli altri, pur mantenendo misure di distanziamento. Però serve ancora tempo».
Aprile è il mese in cui si decide sul lockdown totale
Ma se aprile sarà il mese in cui si deciderà riguardo il lockdown totale, rimane l’’altro pericolo che rischiamo di correre anche dopo una tregua, se mai ci sarà, del Coronavirus: la seconda ondata. Gli esperti guardano all’esempio cinese: sono stati ridotti i nuovi casi, ma ogni giorno si combatte per eliminare un contagio d’importazione, persone che arrivano da altri paesi in cui l’epidemia è ancora galoppante.
Le misure di contenimento (stare in casa) e magari l’effetto delle temperature più alte con l’estate (ancora da dimostrare) potrebbero diminuire la forza dell’epidemia, ma rischiamo una seconda offensiva perché altri paesi, anche vicini all’Italia, stanno viaggiando a velocità differenti. Dovremo pensare a maggiori controlli alle frontiere. Inoltre, anche questo coronavirus potrebbe avere un andamento simile all’influenza, con un nuovo picco in autunno.
Secondo uno studio dell’Imperial College di Londra, si rischia una epidemia a ondate – due mesi di tregua e poi di nuovo un ritorno per almeno un anno e mezzo. Sarebbe un calvario e solo la scoperta rapida di un vaccino ci può aiutare. Ieri sera, parlando a SkyTg24, Ranieri Guerra (vicepresidente vicario dell’Organizzazione mondiale della Sanità) ha spiegato: «Sui vaccini nei prossimi mesi potremmo avere sorprese».
Del resto la Cina insegna: da giorni, con i numeri dei contagi interni scesi a pochissime unità, Pechino batte sul rischio dei «casi importati» dall’estero, che potrebbero innescare una seconda ondata dell’epidemia. E a testimoniare il rischio c’è anche il Giappone. Dove si è verificata un’improvvisa escalation di casi di coronavirus. Infatti, dopo essere stato, nei primi giorni di diffusione del virus, insieme alla Corea del Sud, il Paese più colpito, sotto osservazione anche per via del caso della nave da crociera Diamond Princess bloccata al largo del porto di Yokohama, la situazione è sembrata da subito rientrare sotto controllo. Solo nella giornata di ieri, però, si è registrato un balzo imprevisto dei nuovi contagiati: 41 in un solo giorno nella sola Tokyo, a fronte dei 17 di media registrati nelle ultime settimane. Questo dato ha subito allarmato le autorità che hanno mostrato l’intenzione di non trascurare nulla e di prendere rapidi e decisi provvedimenti per fare in modo che non si verifichi una escalation nazionale. Restano comunque pochissimi i dibattiti pubblici e poche le misure prese, a fronte dei relativamente pochi casi registrati. “Stimiamo che il numero dei casi nella sola Tokyo possano arrivare a 530 entro il prossimo 8 aprile. Siamo entrati in una seconda ondata del contagio, completamente diversa dalla prima che ha interessato il Giappone tra gennaio e febbraio”, spiega in un comunicato odierno dal ministero della Salute. La governatrice di Tokyo Yuriko Koike, nella conferenza stampa di ieri, indetta appena ricevuti i dati, ha dichiarato che “Tokyo è chiamata ad affrontare un momento di grande difficoltà per prevenire una crescita esplosiva dei casi di infezioni”. Come primo provvedimento, la governatrice ha richiesto pubblicamente alla popolazione di restare in casa fino a lunedì, evitare uscite non necessarie e lavorare da casa. Provvedimenti più incisivi, tra cui il possibile lockdown della città, verranno presi nei prossimi giorni, dopo aver valutato i “pareri e le indicazioni degli esperti in salute pubblica”. Tra le 47 prefetture giapponesi è la prima volta che si registrano più di 40 nuovi casi in un solo giorno, portando il numero di infetti registrati in Giappone a oltre 2.000, compresi i 700 della Diamond Princess, e 54 i decessi totali.