Coronavirus: cosa sono i test anticorpali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-03

Gli esami del sangue per la ricerca degli anticorpi del Coronavirus non sostituiscono o si sovrappongono al test del tampone. Si effettuano sul sangue e servono a stabilire se una persona ha fabbricato anticorpi contro il virus Sars-Cov-2, nel qual caso significa che è venuto in contatto con esso in un passato più o meno recente

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Cosa sono i test anticorpali e perché possono essere utili nella lotta contro il Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19? Gli esami del sangue per la ricerca degli anticorpi, spiega oggi il Corriere della Sera, non sostituiscono o si sovrappongono al test del tampone, il cui scopo è stabilire se una persona ha il virus «addosso» in quel momento (pur con margini di errore) e viene eseguito cercando il suo Rna nelle secrezioni del naso o della gola.

I cosiddetti test sierologici invece si effettuano sul sangue e servono a stabilire se una persona ha fabbricato anticorpi contro il virus Sars-Cov-2, nel qual caso significa che è venuto in contatto con esso in un passato più o meno recente. Gli anticorpi che si vanno a cercare sono essenzialmente di due tipi: IgM (Immunoglobuline M) e IgG (Immunoglobuline G). Le IgM vengono prodotte per prime in ordine di tempo dopo che è avvenuta l’infezione, le IgG successivamente.

come si esegue il test del tampone per il coronavirus
Come si esegue il test del tampone per il Coronavirus (Corriere della Sera, 19 marzo 2020)

Ci sono però una serie di problemi riguardo il loro utilizzo. Il primo è che bisogna individuare quali test anticorpali sono effettivamente validi. ».«In Veneto abbiamo cominciato a verificare i test disponibili», spiega al quotidiano Roberto Rigoli, direttore di Microbiologia e Virologia dell’Ussl 2 di Treviso, che nella sua regione sta coordinando la parte organizzativa su questo fronte. «Ne abbiamo individuati alcuni effettivamente affidabili, ma va sottolineato che la maggior parte di essi non sono risultati tali e quindi sarebbe disastroso usarli perché potrebbe indurre a considerare immuni dal virus persone che invece non lo sono affatto». C’è poi il secondo quesito, ovvero se questi anticorpi hanno davvero un potere neutralizzante nei confronti di SARS-COV-2.

Ci sono infatti virus, per esempio l’Hiv, verso cui l’organismo sviluppa anticorpi, che sono utili a fini diagnostici (infatti dosati nel sangue possono dire se un individuo è venuto in contatto con l’Hiv), ma che non sono capaci di impedire al virus di fare i suoi danni e quindi non forniscono immunità. Altri virus, al contrario, vengono resi innocui dagli anticorpi prodotti verso di essi. «Per capire se quelli fabbricati dal nostro sistema immunitario nei confronti di SarsCov-2 ricadono in questa seconda categoria serviranno altri test di laboratorio, che dovrebbero rendersi disponili nel giro di un paio di settimane».

Rimane un terzo quesito: nel caso si trovino anticorpi neutralizzanti come si potrà sapere quanto dura l’immunità? «Potremo capirlo controllando a cadenza fissa, per esempio ogni tre mesi, chi ha anticorpi protettivi», chiarisce Clerici. Stamattina sul Fatto Quotidiano Marco Lillo e Vincenzo Iurillo segnalano le obiezioni di Giovanni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive Istituto Superiore di Sanità: “Ancora non siamo in grado di dare una risposta. Non c’è una vera validazione del prodotto che ha il marchio CE ma non sappiamo quale sia la specificità del test.Cisono 100prodottidiversi e sia l’Oms che noi ci stiamo lavorando con Spallanzani e San Matteo di Pavia. Bisogna essere cauti”. Ma i test del sangue ci sono:

I kit sono sul commercio da poco più di un mese. Sono stati sviluppati da società cinesi e poi anche sud-coreane o americane. Uno dei primi laboratori italiani ad acquistarli e a sperimentarli il centro CAAM di Latina lancia un allarme: “Si annuncia – spiega Adriano Maridel CAAM-un caso mascherine-bis. Il nostro fornitore americano, la Biomedomics, ci ha risposto che non ci può fornire più i test sierologici.Gli Stati Uniti, sono il paese con più contagiati al mondo ed è entrato nel mercato con la sua forza politica. Sarà sempre più difficile comprarli”. L’aspetto sorprendente è che i test sono venduti in Europa e certificati con marchio IVD-CE ma sono stati testati su poche centinaia di pazienti, talvolta decine.

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Paradossalmente la vera sperimentazione la stanno facendo gli ospedali italiani e non sotto l’egida del ministero o della Regione Lombardia, ma delle altre regioni che si stanno ‘sporcando le mani’ per capire il funzionamento dei test. Il Governatore del Veneto Luca Zaia ha annunciato una campagna di test sierologici e ha comprato 700 mila kit. Anche se il capo della task force sul coronavirus, Andrea Crisanti, sta puntando molto anche sui tamponi: “ne facciamo 3 mila al giorno con il 2-3 per cento di positivi, il picco dei ricoveri è in discesa”.

Il professor Giancarlo Icardi, direttore dell’unità operativa di igiene dell’ospedale San Martino di Genova sta lavorando da settimane su questo fronte. “Abbiamo già testato 1800 operatori sanitari del Policlinico San Martino. Tutti asintomatici. Finora –prosegue Icardi –s i am o partiti da quelli più esposti al Covid-19, quelli intrincea. Idati sono confortanti: abbiamo solo il 2 per cento circa positivi. Solo 41 positivi al test degli anticorpi e di questi 34 hanno solo l’IGG, cioè gli anticorpi stabili”. Conclusione di Icardi: “Il kit sierologico non sostituisce il tampone ma è un test che ha un significato molto importante”.

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