Fatti
Condannati gli studenti suprematisti che a Milano avevano fondato un’organizzazione neonazista
neXtQuotidiano 09/02/2022
Due studenti universitari di Milano, fondatori dell’organizzazione neonazista chiamata “Avanguardia Rivoluzionaria”, sono stati condannati a 2 e 1 anno e mezzo di reclusione in abbreviato
Avevano messo su un’organizzazione neonazista chiamata “Avanguardia Rivoluzionaria”, tra loro si erano dati nomi in codice di personaggi legati al suprematismo come “Breivik”, “Maggiore Volpi”, “Milite Zucht” e “Comandante G”, si ispiravano dichiaratamente a tesi antisemite e xenofobe: due giovani milanesi sono stati condannati (2 anni per uno, 1 e mezzo per l’altro) in rito abbreviato dalla Gup di Milano Sofia Fioretta. Le richieste della Procura erano 3 e 2 anni di carcere. Al processo c’erano anche altri due giovani accusati di aver preso parte all’organizzazione: per loro la giudice ha accolto il patteggiamento a 1 anno e mezzo di carcere. Per tutti e quattro è stata decisa la pena sospesa e la non menzione.
Condannati gli studenti suprematisti che a Milano avevano fondato l’organizzazione neonazista “Avanguardia Rivoluzionaria”
Il gruppo era formato da studenti universitari di età compresa tra i 20 e i 21 anni. Durante un controllo erano stati bloccati in via della Moscova, in pieno centro a Milano, e dopo una rapida perquisizione in uno zaino che trasportavano erano stati ritrovati un manganello, un coltello, un passamontagna e diverse immagini di Hitler e Mussolini. Stando all’indagine della Digos coordinate dal pm Enrico Pavone e dal capo del pool dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili, i quattro stavano organizzando un violento pestaggio ai danni di un uomo di origine straniera e fede musulmana. A nome della loro organizzazione, “Avanguardia Rivoluzionaria”, avrebbero anche preso contatti con l’organizzazione svizzera “Junge Tat”, piccola cellula facente capo al National Action Front, gruppo neonazista tedesco. L’avvocato difensore Davide Steccanella al termine del processo ha dichiarato: “È una sentenza ingiusta che condanna idee e non fatti come rivela la esiguità della pena. Ma le sentenze non si commentano, si impugnano, per cui faremo ovviamente appello perché il processo penale prevede due gradi di giudizio di merito e occorre avere fiducia nella giustizia, sennò avrei scelto un altro mestiere”.