Commissione banche rotte: l'eterno ritorno di Pierferdinando Casini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-28

Leggermente meno autorevole di Nietzsche ma con le idee chiare: questa è una commissione inutile e demagogica, perciò ne è il presidente

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“Un impasto di demagogia e pressappochismo che, al di là delle migliori intenzioni,non produrrà nulla di buono per le istituzioni”: così Pierferdinando Casini giudicava la commissione sulle banche qualche tempo fa. Viste le premesse, non suona strano che sia stato proprio lui ad essere nominato a capo della commissione che avrà il compito di guidare l’inchiesta parlamentare sugli istituti di credito. Marco Palombi racconta l’eterno ritorno dell’ex presidente della Camera berlusconiano così:

Il compito affidato alla potestà, alla canizie, alla consumata esperienza del nostro è, in sostanza, quello che il Conte zio dava alPadre provinciale nei Promessi sposi:“Sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire”. E, se ci scappa, permettere ai seguaci del segretario dem di dare qualche colpetto ai nemici. Scrive, non senza ragioni, il blog di Beppe Grillo: “Lui, amico di Cesare Geronzi, genero del banchiere Francesco Gaetano Caltagirone, socio della Fondazione Carisbo, azionista di Intesa, indirizzerà i lavori: è un atto di guerra al Paese reale”.

pierferdinando casini commissione banche 1
Ma il più cattivo nel riepilogare le molte virtù di Pierferdy è Filippo Ceccarelli su Repubblica:

È difficile riepilogare 40 anni e rotti di presenza sulla scena pubblica. Ma già la longevità e ancor più l’adattabilità del personaggio, specie al cospetto dell’odierna e degradata classe politica, spiegano come il personaggio sia ritenuto buono per qualche incarico e per qualche poltroncina; soprattutto quando occorre smussare, prendere e perdere tempo, inventarsi soluzioni che scontentino quante meno persone possibili. Questa sua attitudine arrivò addirittura a farlo ballare per 24 ore come possibile successore di Napolitano. O almeno: lo voleva Alfano, altro democristoide ma più giovane e sprovveduto, al posto di Mattarella.
Ma Casini, il cui marcato accento bolognese fa suonare i suoi toni sempre un po’ più enfatici ed accalorati del dovuto, lo dissuase: «Ma dài, Angelino, che non ce la facciamo, credimi, è meglio così, io sono contento perché per un giorno la storia mi ha fatto una caressa, ma vedi che la candidatura Mattarella avanza come un treno, spostiamoci in tempo!». Con Renzi va bene, al referendum Pierfurby ha votato Sì con la motivazione: «Bisogna dare una mano a questo ragazzo». Con Berlusconi pure va bene, l’ha salutato di recente a Malta, a una riunione del Ppe: «Stai bene, vecchio mio!». Ai suoi tempi Bossi non lo sopportava e infatti lo chiamò, fantasticamente: «Carugnit de l’uratori». Ma pure i leghisti sono cambiati. La definizione più severa è del suo ex amico e democristiano (non democristoide), Marco Follini: «Esprime un rassicurante vuoto di pensiero che non dovrebbe accompagnarsi al pieno della sua prosopopea».

Insomma, un grande acquisto per la Commissione Banche Rotte.

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