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Claudio Borghi vota no al referendum sul taglio dei parlamentari «come tanti leghisti»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-31

E’ uno dei consiglieri più ascoltati da Salvini. E oggi spiega a Repubblica perché voterà no al referendum sul taglio dei parlamentari e che tanti leghisti la pensano come lui

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Claudio Borghi, onorevole della Lega, è uno dei consiglieri più ascoltati da Salvini. E oggi spiega a Repubblica perché voterà no al referendum sul taglio dei parlamentari e che tanti leghisti la pensano come lui:

Come ha preso il segretario la sua dichiarazione a favore del No al referendum, in dissenso rispetto alla linea ufficiale del partito?
«Ho spiegato le mie ragioni, dicendo con molta chiarezza che non era certo un attacco alla Lega. Ha capito».

Il Sì di Salvini, secondo lei, è un Sì convinto?
«È un Sì coerente rispetto ai voti dati dalla Lega in aula, poi mi pare chiaro che Matteo abbia lasciato libertà di coscienza. Andando alle urne per un referendum, anche il politico diventa
semplice cittadino. E si esprime come gli pare».

Il suo No da cosa è motivato?
«Dal fatto che la lotta alla casta, dal ’92 in poi, è stata un grande inganno per delegittimare non la politica ma il popolo. Riducendo il numero dei parlamentari si danneggia la rappresentanza dei cittadini e si favoriscono i poteri forti. Sarebbe il sogno della tecnocrazia».

Perché queste cose non le diceva prima?
«L’ho fatto, in ben tre occasioni. Prima di scrivere il nostro programma, prima che venisse redatto quello della coalizione e prima del contratto con i 5S».

sondaggi referendum parlamentari

(La Stampa, 31 agosto 2020)

Nella Lega si registrano intanto molti silenzi, da Giorgetti a Zaia.
«Credo che non sia un tema che scaldi molto in questo momento. L’input chiaro di Salvini è quello di vincere le Regionali».

Ha visto che anche Berlusconi ha sostanzialmente espresso contrarietà rispetto a questa riforma?
«Non mi sorprende, avevo già notato in parlamento che la posizione di Fi era stata più sfumata della nostra».

A questo punto sarà solo Giorgia Meloni a incassare la probabile vittoria del Sì.
«Ma io credo che nessuno incasserà nulla se vince il Sì. La prevalenza dei No invece avrebbe l’effetto di un sisma: archivieremmo l’era dei 5S e della cialtronaggine contrapposta alla democrazia. Ed è evidente che un No, unito alla sconfitta del Pd alle Regionali, farebbe cadere anche il governo».

Ma il No ha realisticamente qualche chance di imporsi?
«Tutto ciò che non è impossibile è possibile».

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