Arrestati i boss del clan Mazzarella a Napoli

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-12-07

In manette, nell’ambito di un’operazione condotta dai Carabinieri e dalla Polizia, Ciro e Michele Mazzarella, oltre a Salvatore Barile

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Le accusa vanno dall’associazione di stampo mafioso all’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Con questi capi di imputazione sono finiti in manette, all’alba di mercoledì 7 dicembre, i boss del clan Mazzarella. Si tratta di uno dei gruppi di criminalità organizzata, legati alla camorra, più radicati in diverse zone di Napoli. Tra gli arrestati – nell’ambito di un’operazione condotta dai poliziotti della squadra mobile di Napoli e dai carabinieri del comando provinciale (con il supporto della Polizia ferroviaria di Pisa) – ci sono tre nomi di spicco: Michele e Ciro Mazzarella e Salvatore Barile.

Clan Mazzarella, arrestati i vertici della Camorra a Napoli

Il clan Mazzarella era gestito da un’unica famiglia che aveva “ingaggiato” alcuni sodali per rendere più stabile, perpetua e incisiva la presenza della criminalità organizzata in alcuni dei quartieri più popolari del capoluogo campano. In particolare, i tre arrestati sono accusati di diversi episodi di estorsione (condita dal metodo mafioso) avvenuta nei confronti dei residenti (e commercianti o titolare d’impresa) delle zone di Forcella, Maddalena, San Giovanni a Teduccio, Connolo, Case Nuove, Mercato, Porta Nolana, rione San Gaetano a Miano. Ma la loro attività si era spostata, con il passare del tempo, anche fuori dai confini del comune di Napoli, andando a toccare le cittadine di San Giorgio a Cremano, Portici, Pomigliano e Somma Vesuviana.

La roccaforte del clan Mazzarella era nel rione Luttazzi di Poggioreale. E proprio lì aveva fatto ritorno Michele Mazzarella dopo aver scontato la sua pena – a venti anni di carcere – per l’omicidio di Giuseppe Ginosa, avvenuto nel 1999. Le nuove indagini hanno scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora, con i tre arrestati (e gli altri appartenenti al clan) che si sarebbero resi protagonisti di diversi tentativi (molti dei quali riusciti) di estorsione nei confronti di numerose persone (tra cui anche un’ambulante algerina che aveva denunciato le minacce ricevute). Il tutto condotto con il classico metodo mafioso.

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