La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata in primo grado a sei mesi nell’ambito del processo Ream. Stessa condanna per l’assessore comunale al Bilancio, Sergio Ronaldo. Otto mesi, invece, per l’ex capo di Gabinetto Paolo Giordana
Il Tribunale di Torino ha assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, la sindaca Chiara Appendino dall’accusa di abuso d’ufficio e l’ha condannata a 6 mesi per falso ideologico in atto pubblico nell’ambito del processo Ream in riferimento al bilancio 2016. Assolta invece per abuso e falso ideologico riferiti al bilancio 2017. Per lei l’accusa aveva chiesto un anno e due mesi. La sindaca era in aula alla lettura della sentenza. I suoi legali, Luigi Chiappero e Luigi Giuliano hanno annunciato il ricorso in appello. La sindaca ha dichiarato: “Porterò a termine il mio mandato da sindaca. Come previsto dal codice etico mia autosospenderò dal Movimento 5 stelle”. Alcune intercettazioni di Chiara Appendino e di Sergio Rolando, suo assessore al bilancio dall’inchiesta sul caso Ream:
Sono giorni di tensione estrema, quelli che emergono dalle carte sull’inchiesta Ream che la procura ha messo a disposizione delle parti. Giorni in cui nelle telefonate tra gli indagati si alternano rabbia e sospetti nei confronti dei revisori dei conti: «È chiaro che se ci fanno mettere a bilancio adesso i 5 milioni vuol dire farci male», dice ancora Appendino a Rolando. «Guardate che noi moriremo eh, qui… Moriremo coi revisori», replica l’assessore.
«Eh», risponde Appendino, «il loro obiettivo è quello, secondo me». La sindaca è preoccupatissima, teme di non riuscire a chiudere il bilancio: «Bisogna capire come fare perché noi comunque dobbiamo approvare». Farlo contro il parere dei revisori è però rischioso. «Dobbiamo pararci», dice ancora Appendino. «Dobbiamo uscirne in qualche modo». Gli investigatori coordinati dai procuratori aggiunti Marco Gianoglio ed Enrica Gabetta, si soffermano a lungo sulle tensioni e tra la giunta Appendino e il collegio dei revisori dei conti, e sulle «pressioni» (così scrivono i finanzieri), sfociate prima in un esposto da parte dei tre professionisti e infine nelle loro dimissioni.
Anche perché le note dell’organismo – i cui componenti vengono sorteggiati dalla Prefettura – scatenano la furia degli indagati:
Sempre il 25 luglio Rolando parla con il direttore finanziario Paolo Lubbia a proposito del parere negativo del collegio. «Gli rispondi in delibera: in che senso scusa?». E Lubbia: «Che dicono delle fregnacce». «E argomentando perché dicono delle fregnacce?». «Certo». Al piano nobile di Palazzo Civico si fa strada l’idea di provare a liberarsi dei tre revisori, deferendoli o addirittura denunciandoli.
Rolando ne parla con la sindaca Appendino. «Va bene», risponde lei. E poi con il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci: «Se vogliamo fare belligeranza chiediamo a un avvocato di fare un parere». «La mia paura – gli replica Versaci, figura di punta del Movimento a Torino – è che poi ce li abbiamo ancora il prossimo anno questi qua, hai capito?». E l’assessore: «Terribile! Ma purtroppo ce li avremo tutti i giorni della nostra vita a meno che…». A meno che non si trovi un sistema per allontanarli