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La proiezione: chi vince alla Camera con il Germanicum e il taglio dei parlamentari
neXtQuotidiano 26/07/2020
Una proiezione elaborata da Ipsos per il Corriere della Sera considerando la Camera ridimensionata a 400 eletti in base alla riforma sottoposta al referendum di settembre e basata sulla legge elettorale Germanicum proposta ma non ancora votata in Parlamento porterebbe il centrodestra a vincere comunque le elezioni
Una proiezione elaborata da Ipsos per il Corriere della Sera considerando la Camera ridimensionata a 400 eletti in base alla riforma sottoposta al referendum di settembre e basata sulla legge elettorale Germanicum proposta ma non ancora votata in Parlamento porterebbe il centrodestra a vincere comunque le elezioni mentre anche una coalizione formata da MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico arriverebbe al massimo a quota 179 seggi.
La Lega si conferma virtualmente la prima formazione (23,1 per cento e 107 eletti), ma si vede erodere molti voti da Fratelli d’Italia, che giunge al nuovo record del 18 per cento (82 deputati); mentre Forza Italia veleggia sul 6,9 per cento e incasserebbe 31 seggi. Rispetto al centrodestra (48 per cento in totale), sempre in base al sondaggio di Ipsos, gli attuali alleati di governo raggiungerebbero solo il 38. Il Pd, calcolando il 19,6 per cento di consensi rilevati da Ipsos, vedrebbe eletti 92 deputati; mentre il M5S, presupponendo il 18,9 per cento, avrebbe 6 seggi.
Il quadro sarebbe però stravolto se superassero la soglia del 3 per cento i quattro piccoli partiti più forti: Sinistra italiana-Leu (2,9 per cento), Europa Verde (2,9), Italia viva (2,5) e Azione (2,5). In questo caso, ad ognuna di queste formazioni verrebbero assegnati 12 deputati. E così il risultato finale, seppure per un pugno di voti, sarebbe ribaltato: 207 seggi (contando i quattro «piccoli» tutti con il centrosinistra formato da Pd più M5S, assieme a Svp) contro i 193 del centrodestra.
Questo terzo scenario è, attualmente, quello più incerto e sul quale pesano più variabili. Ma l’ex premier, oggi leader di Italia viva — che dava quasi per scontato che avrebbe superato il 10 per cento dopo la scissione dal Pd — rilevato il tracollo dei consensi ha cambiato del tutto le carte in tavola. Renzi, fino a poche settimane fa, si diceva totalmente d’accordo con il Pd per approvare il Germanicum con sbarramento al 5 per cento. E ora, davanti alla concreta possibilità di rimanere fuori dal Parlamento, colui che per anni è stato paladino del maggioritario, contando sul pacchetto di voti decisivi (specie al Senato) vuole abbassare lo sbarramento al 3 per cento, mandando su tutte le furie gli alleati.