Scoop sulla campagna elettorale di Cicerone. Purtroppo ancora d’attualità

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-12-21

Manuale vintage di come si vincono le elezioni. Ossia niente di nuovo sotto il sole….

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Il grande vantaggio di lavorare all’Università è quello di essere sottoposto a stimoli sempre nuovi ed inaspettati anche in campi molto diversi da quelli in cui uno è competente. Una categoria che si sta diventando sempre più presente in Università è quella degli studenti “maturi”. Sono persone non più giovani che decidono di iscriversi all’Università per svariati motivi: dalla necessità di acquisire nuove competenze al fine di essere in grado di utilizzare in modo efficiente le nuove tecnologie al piacere di imparare cose nuove. Questi studenti “anziani” si differenziano da quelli più giovani per diversi motivi. Sicuramente, essendo generalmente studenti lavoratori, non riescono a tenere i ritmi degli studenti a tempo pieno. Ritagliano con fatica i tempi e gli spazi da dedicare allo studio. Quando arrivano a lezione sono stanchi, non di discoteca ma di ufficio. Ma, in compenso, rispetto agli studenti giovani sono estremamente motivati. Inoltre anche la prospettiva dei loro studi è diversa: sono molto meno speculativi e amano fare cose “concrete”. Per questioni anagrafiche li sento molto vicini a me e quando posso cerco di difenderli (soprattutto in sede tesi) da colleghi che li vorrebbero giudicare utilizzando i medesimi parametri con cui si giudicano gli studenti “di professione”. Detto questo, ho fatto amicizia con un dipendente del Comune di Firenze che per puro piacere personale e per mera curiosità intellettuale si sta laureando in Storia Antica (fa tutt’altro in Comune…). Ho letto con piacere la sua tesi che riguarda i processi elettorali nelle fasi finali della Repubblica Romana. La fonte è il Commentariolum Petitionis (manualetto di campagna elettorale), conosciuto anche come De petitione consulatus (sulla candidatura al consolato), saggio epistolare attribuito a Quinto Tullio Cicerone e scritto per guidare il fratello Marco Tullio Cicerone nella campagna elettorale del 64 AC grazie alla quale sarebbe stato eletto Console nel 63 AC. Molti studiosi ritengono che l’opera non sia stata scritta da Quinto Tullio per la campagna del fratello, ma da un autore ignoto del primo impero. Anch’io propendo per questa opinione. Non tanto per ragioni di stile su cui non sono assolutamente competente, ma per ragioni di opportunità. Certe cose non si scrivono, ma si dicono a voce. I “moralisti”, gli “indignati” come esistono adesso così esistevano due mila anni fa… e se fosse stata resa pubblica una simile lettera, Cicerone non sarebbe mai diventato console…. Detto questo i “consigli” dati al fratello sono di una attualità impressionante. Come a dire che non c’è niente di nuovo sotto il sole. La Tarda Repubblica Romana era corrotta come la Seconda-Terza repubblica attuale.

di maio ristoranti parlamentari

Quali erano i consigli? Il primo è che apparire è meglio che essere. La comunicazione è essenziale. Apparire inseriti nella Roma che conta avrebbe fatto guadagnare a Cicerone molti voti. Inoltre era meglio che Cicerone non fosse impegnato in politica attiva prima delle elezioni. Se avesse fatto qualcosa, rischiava di essere criticato, di dispiacere a qualcuno. Se non avesse fatto nulla , poteva facilmente criticare e chiamare inetto l’avversario. Il secondo consiglio era che doveva creare clientele. Doveva convincere gli elettori che se lo avessero votato, avrebbero vantaggi maggiori rispetto a votare l’avversario. Bisognava che imparasse a fare promesse che colpissero l’avidità e l’ingordigia dell’elettore medio. L’importante era che, fra tutte le promesse fatte, doveva selezionarne qualcuna che non costasse poi troppo mantenere. Perché per vincere bisognava fregare l’avversario facendo più promesse d lui. Ma dopo aver vinto, Cicerone doveva governare e almeno qualche promessa doveva mantenerla. È vero che uno poteva “fregare” i propri elettori, ma non si poteva farlo in modo eccessivamente sfacciato. Il terzo consiglio era che l’avversario andava diffamato. In ogni modo. Doveva sembrare incompetente ed incapace. Se non aveva colpe personalmente, occorreva attaccare il parentado. Certamente tutto andava fatto nel modo accorto. In modo da non rendere troppo evidente il fine di questa azione. Infine visitare ogni singolo municipio adattandosi all’elettorato locale, senza mai prendere una decisa posizione politica. Infatti Cicerone doveva avere la libertà di poter dire tutto e il contrario di tutto.

 

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Il post su Instagram di Salvini pubblicato intorno alle 15 di ieri mentre probabilmente era in viaggio da Parma a Roma

Leggendo questa breve epistola uno capisce chiaramente il perché della crisi dell’ultima Roma repubblicana, il perché della guerra civile, il perché delle liste di proscrizione e il perché, alla fine, il Popolo non ne ha potuto più del Senato e della Repubblica e ha consegnato il potere all’uomo solo al comando, all’uomo della Provvidenza ossia all’Imperatore: prima a Pompeo, poi a Cesare ed infine ad Augusto. Noi siamo abituati a considerare la democrazia parlamentare come la forma più alta di Governo. Ma siamo proprio sicuri che sia così? Platone in De Repubblica diceva che quando la democrazia entrava in crisi e diventava demagogia, subentrava la tirannide. E in effetti duemila anni fa, quando la Repubblica Romana entrò in crisi e venivano considerati leciti le azioni sopra descritte, in pochi anni la Repubblica ebbe fine e dopo Augusto il Popolo Romano si beccò Caligola, Nerone, Eliogabalo…. Cento anni fa, il sistema democratico italiano entrò in crisi e gli Italiani sostituirono il Governo Giolitti con il Governo Mussolini… Anche adesso, molta parte della popolazione ha nostalgia dell’Uomo Forte… vede con ammirazione Putin…sinceramente confesso che ho un po’ di paura. Speriamo che la Storia ci abbia insegnato qualcosa.. infatti, come diceva Churchill, la democrazia è piena di difetti ma non è stata ancora trovata una alternativa migliore…

Leggi sull’argomento: Legge di bilancio: tutto quello che il governo ha fatto e Di Maio non dice

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