Vivendi, Silvio e Bolloré: Mediaset diventa francese?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-21

Il piano per portare il Biscione sotto il controllo del colosso dei media francesi. Ma Berlusconi nega. Anche perché l’accordo prevede che Pier Silvio molli il controllo dell’azienda. E andrebbe a intrecciarsi con la questione Telecom

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Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré starebbero trattando per portare Mediaset sotto il controllo del colosso media francese, Vivendi. Lo scrive oggi La Repubblica citando fonti attendibili e specificando che un accordo di massima sarebbe già stato raggiunto. Secondo il quotidiano, l’accordo consisterebbe in uno scambio azionario tra Mediaset e Vivendi, che operativamente dovrebbe concretizzarsi nella gestione dei canali Mediaset Premium da parte di Canal Plus, con una co-produzione di contenuti di qualità. Sempre secon do quanto scrive La Repubblica, il governo italiano avrebbe intenzione di assumere una posizione neutrale.

Vivendi e Bolloré: Mediaset diventa francese?

All’apertura di Piazza Affari, le azioni Mediaset mettono a segno un rialzo del 2,28% sulla spinta del presunto piano tra Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré che avrebbe l’obiettivo di portare il gruppo italiano sotto il colosso media francese Vivendi, attraverso uno scambio azionario. Lo stesso Berlusconi, però, ospite oggi a RTL 102.5 per parlare di politica, ha escluso l’acquisizione attraverso lo scambio di azioni, parlando di una possibile collaborazione soltanto sui contenuti: «Vivendi è molto interessato all’Italia, io sono amico di Bolloré da anni e lui ha manifestato il suo interesse su alcune cose che facciamo, non assolutamente per Mediaset, ma sulla nostra capacità di fare prodotti per la tv, di fare format. Vivendi ha visione per il futuro europea, possibile che si trovino possibilità di collaborazione».

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L’impero di Bolloré (La Repubblica, 21 marzo 2016)

Nell’articolo a firma di Giovanni Pons e Claudio Tito si parla di colloqui delle settimane scorse tra esponenti della famiglia Berlusconi e i vertici della società transalpina che avrebbero già portato a un accordo di massima che parte proprio dai contenuti, come detto da Berlusconi in radio. Il problema è che nel racconto del quotidiano quello dei contenuti sarebbe soltanto il primo passo:

Uno scambio azionario tra Vivendi e Mediaset sancirà l’accordo tra i due gruppi dei media che a un gradino inferiore si svilupperà attraverso la gestione da parte di Canal Plus dei canali di Mediaset Premium, e a un livello più alto prevede la co-produzione di contenuti di qualità che andranno ad arricchire i palinsesti della nascente piattaforma Over the top (tv via Internet) alternativa a Netflix nell’Europa del Sud. Insomma un piano ad ampio raggio che è stato messo a punto da Bolloré, il suo entourage e da Silvio Berlusconi, il quale alla soglia degli 80 anni si è ormai convinto che il futuro di Mediaset non può essere gestito in famiglia (in un primo momento aveva pensato di avviare il negoziato con il suo “amico” Murdoch che però gli ha fatto sapere di volersi concentrare su Time Warner).
Proprio le resistenze dei figli a una vendita secca di Mediaset hanno fatto in modo che il passaggio di mano avvenga in modo graduale e progressivo. Ma fin dall’inizio dovrebbero essere messi nero su bianco anche i passaggi successivi che porteranno nell’arco di qualche anno Vivendi a controllare il gruppo del Biscione e la famiglia Berlusconi a detenere un pacchetto importante della società media francese.

Secondo il quotidiano il governo di Renzi sarebbe stato già avvertito delle scelte della famiglia Berlusconi tramite Fedele Confalonieri circa un mese fa.

I dolori di Mediaset e le bellezze di Telecom

Alla base della decisione di vendere ci sarebbe anche il pessimo andamento di Mediaset Premium, che ha sborsato milioni per i diritti della Champions League senza però riuscire a portare a casa il previsto aumento degli abbonati. A questo si deve aggiungere la penetrazione di Netflix che strapperebbe altri spettatori al Biscione. Al centro del progetto c’è anche l’addio di Pier Silvio Berlusconi, che ha deciso di entrare nel settore delle pay tv e la scelta di uscire da Endemol: il figlio di Berlusconi dovrebbe passare la direzione a un gruppo di manager graditi ai francesi. C’è poi la questione delle infrastrutture di rete, ovvero le torri di trasmissione già oggetto di una trattativa tra Ei Towers (Mediaset) e Rai Way, senza però che Mediaset sia riuscita a convincere il governo a mollare il controllo.

Ma a questo punto il risiko si fa ancora più complicato e chiama in causa anche Telecom Italia, di cui Vivendi controlla la quota di maggioranza relativa, il 24,9%. Telecom un anno fa ha scorporato le proprie antenne di trasmissione in una società chiamata Inwit, l’ha quotata in Borsa e poi ha messo in vendita il 45% del suo 60%. La decisione finale sulla vendita doveva essere assunta giovedì scorso ma il cda ha deciso di prendere altro tempo per valutare meglio le due offerte arrivate, quella di Cellnex-F2i e quella di Ei Towers (Mediaset). E’ possibile che il redde rationem tra l’ad di Telecom Marco Patuano (che oggi dovrebbe formalizzare le sue dimissioni) e gli azionisti di Vivendi sia scattato proprio ora perchè i francesi hanno intenzione di indirizzare meglio la vendita di Inwit, magari proprio nelle braccia della società di Berlusconi.
E così il cerchio potrebbe chiudersi, proprio grazie alla presenza su più fronti dei francesi di Vivendi che da una parte comprano Mediaset togliendo le castagne dal fuoco alla famiglia del fondatore di Forza Italia e dall’altra gli assicurano il controllo delle infrastrutture tlc, che come noto sono equiparabili a un bond, producono reddito sicuro e costante nel tempo. Lasciando alla mano pubblica le infrastrutture legate alla televisione ma che sono anche quelle con minori prospettive di sviluppi futuri. Un disegno perfetto, quello di Bolloré e Berlusconi, anche se bisognerà vedere se andrà in porto in tutte le sue parti.

Il tutto va a incrociarsi con Telecom Italia. Vivendi è entrata nel libro soci nell’estate del 2014 vendendo l’operatore telefonico brasiliano Gvt agli spagnoli di Telefonica per 7,6 miliardi e ricevendo come parte del prezzo un pacchetto dell’8% di azioni della società telefonica italiana. La partecipazione è poi stata rimpolpata con acquisti sul mercato fino ad arrivare all’attuale 24,9%.

L’ex monopolista dei telefoni francesi, tuttora controllato dallo Stato, sta concludendo l’acquisizione di Bouygues Telecom e poi vorrebbe fare un ulteriore passo inglobando anche Telecom Italia. Ma per realizzare questo sogno Stéphane Richard, ad di Orange (così si chiama adesso France Telecom), deve convincere Bolloré a conferire il suo pacchetto di azioni Telecom. In cambio Vivendi riceverebbe azioni del nuovo gruppo e probabilmente ne diventerebbe il primo socio con una quota tra il 10 e il 15%.
In alternativa Bollorè può mantenere Telecom indipendente dai grandi gruppi telefonici europei cercando di costruire intorno a essa un conglomerato di società fornitrici di contenuti da veicolare attraverso la rete a banda larga. Sembra invece irrealistico un accordo tra Bolloré e l’altro francese potenziale azionista di Telecom, Xavier Niel, che vorrebbe far diventare la società italiana polo aggregante di medie aziende europee.

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