Berlusconi salvato dai comunisti

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-04-30

Fininvest indecisa tra due offerte per il suo Milan: entrambe prevedono una partecipazione dei cinesi all’affare. Intanto Murdoch prova a sfilare Premium al Biscione. Ma l’accordo è lontano. E Vivendi…

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«Se Berlusconi vende a Mister Bee (il thailandese Bee Taechaubol) vende anche alla China Citic Bank, istituto di credito legato direttamente al governo cinese. Pare siano stati esponenti di primo piano del Partito comunista cinese a spendersi per far decollare il progetto. Se vende a Mister Lee, vende direttamente al cinese Richard Lee»: quando non parla di Expo, Aldo Grasso ha un senso del paradosso davvero divertente. E in effetti è tutto vero: le trattative che Fininvest ha intavolato per vendere la proprietà del Mila (a quanto pare, per un prezzo molto interessante: 500 milioni di euro) vanno tutte nella direzione dell’Estremo Oriente, e arrivano fino in Cina. Se davvero un’altra società di calcio italiana passerà in mano agli stranieri dopo Inter e Roma, toccherà ai comunisti prendersi l’onere di riportare il Diavolo agli splendori a cui è arrivato con Finivest.
 
BERLUSCONI SALVATO DAI COMUNISTI
Dopo 29 anni il Milan potrebbe cambiare presto proprietario. Il finanziere thailandese Bee Taechaubol sta trattando l’acquisto del 51% del club rossonero per circa 500 milioni di euro, in cordata con gli arabi di Abu Dhabi AdsSecurities e la China Citic Bank controllata dal governo di Pechino. Obiettivo: la quotazione della società a Hong Kong e a Milano. Arianna Ravelli sul Corriere spiega com’è andata ieri sera la trattativa per il Milan:

Bee Taechaubol è arrivato a Villa San Martino poco prima delle 19 e se n’è andato alle 23. E per tutta la serata sono filtrate voci che lo definivano molto fiducioso di chiudere subito l’operazione. Se ha ragione lo sapremo presto, forse già oggi (si aspetta un comunicato): dipenderà da quanto Berlusconi è rimasto impressionato dalla proposta del broker thailandese, 500 milioni per il 51% del club (con una piccola quota intestata a Bee), un piano che prevede la quotazione del Milan sulla Borsa di Hong Kong e poi su quella di Milano.
Berlusconi, in realtà, ha sempre detto di voler ascoltare anche la proposta della cordata concorrente, cinese, guidata da Richard Lee (con cui il patron rossonero dovrebbe aver parlato al telefono ieri mattina) ches i dice offra di più (e c’è chi mette in relazione la presenza,a Milano, per l’Expo, di Zong Quing hou, il miliardario delle bibite) . Appare chiaro che Berlusconi ha deciso di liberarsi del suo ex gioiello ed evitare dispiaceri (che magari fanno anche perdere voti) come quelli di ieri sera.  «Quest chi l’è vera», è la frase in dialetto che FedeleConfalonieri, il presidente diMediaset, ha scelto per commentare l’offerta di Bee. Aggiungendo: «Cina e Thailandia sono il futuro economico».

Ma il Milan è soltanto uno dei tasselli della galassia Fininvest ora in riorganizzazione pesante. Sul tavolo ci sono anche Mediaset Premium e Mediolanum.
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LA TRATTATIVA CON MURDOCH
E a entrare in scena per Mediaset Premium c’è il rivale di sempre, ovvero Rupert Murdoch. Che in Italia si era messo in testa di fare concorrenza a Berlusconi con la tv digitale di Sky, e oggi, grazie alla crisi, ha l’opportunità di prendersi tutto il calcio italiano se si concretizzasse la sua offerta per Mediaset Premium. Il vertice tra Berlusconi e lo Squalo si è tenuto lunedì, finora in Italia il Biscione si era mosso con il tentativo, finora respinto, di scalata a Rai Way. Ma le notizie positive finiscono qui: perché sarà difficile comunque giungere a un accordo visto che la Fininvest sembra intenzionata a trovare un partner di minoranza per restare nel business del calcio in tv, mentre Murdoch non ama (eufemismo) le partecipazioni di minoranza.

Il mercato dei media è in gran fermento e Mediaset è uno snodo strategico. Lo dimostra non solo l’attenzione di Murdoch, ma anche quella di Vivendi e le voci su un possibile ingresso del Biscione in Telecom Italia, in chiave convergenza. «Oggi questo tema non esiste» ha tagliato corto il vicepresidente del Biscione. «C’è una grande attenzione per noi da parte di gruppi internazionali— ha spiegato Berlusconi —. Lavoreremo a tutte le possibili collaborazioni mantenendo la certezza che il nostro gruppo resterà italiano». L’obiettivo è allargare la geografia del business e le piattaforme di trasmissione. Incluso il satellite, dove Mediaset debutterà nel 2016 con «un’offerta dei prodotti più pregiati».

Il maggior candidato a una partnership rimane Vivendi, che ha in cassa oltre 10 miliardi di liquidità, mentre su un possibile sondaggio di Sky per le attività pay spiega la situazione lo stesso Pier Silvio Berlusconi. “Siamo aperti a partnership di minoranza, ma a loro potrebbe interessare?”, dice il vicepresidente del Biscione dopo l’assemblea del gruppo. Il confermato presidente Fedele Confalonieri è anche più diretto (“in minoranza Murdoch non gioca neanche a scopa”) e per ora i due eredi dal faccia a faccia dei padri hanno ricevuto il ‘mandato’ di trovare intese che non ostacolino i rispettivi business. E si intravede quale potrà essere una soluzione. Sui diritti per la Champions League dei prossimi tre anni Pier Silvio conferma per esempio che sarà “un’esclusiva assoluta” di Mediaset Premium. Poi però annuncia “un’offerta pay di contenuti pregiati” del Biscione sul satellite dall’inizio del 2016, una piattaforma che potrebbe essere aperta agli abbonati Sky, riconoscendo al gruppo Murdoch una quota per ogni cliente ‘di passaggio’. Si vedrà se a Sky basterà, anche perché Murdoch senior potrebbe presto trovarsi di fronte a questioni molto più grandi: l’ipotesi che Vivendi possa impiegare tutta la sua liquidità per la mega acquisizione di Sky Europe – nonostante le smentite da Parigi di inizio mese – resta in campo e viene valutata da diversi analisti finanziari.

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