Aria condizionata e Coronavirus: cosa dicono gli studi scientifici

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-29

Oggi Giuliano Zulin su Libero firma un articolo in cui afferma che non è vero che l’aria condizionata può veicolare il Coronavirus. Lo sostiene sulla base di un assunto scientifico di rara forza: lo dice Assoclima, ovvero i produttori di condizionatori. E invece cosa dicono i virologi? E cosa dicono gli studi scientifici?

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Oggi Giuliano Zulin su Libero firma un articolo in cui afferma che non è vero che l’aria condizionata può veicolare il Coronavirus. Lo sostiene sulla base di un assunto scientifico di rara forza: lo dice Assoclima, ovvero l’associazione delle aziende specializzate nel trattamento dell’aria. Ovvero, produttori di condizionatori. Oste, com’è il vino?

Aria condizionata e Coronavirus: cosa dicono gli studi scientifici

Poi, siccome magari Assoclima era poco, il quotidiano apre le virgolette e intervista un esperto indipendente. Ovvero Alessandro Riello, amministratore delegato di AERMEC SPA, “azienda ormai storica della provincia di Verona, diventata fra i leader internazionali nel trattamento dell’aria”. Ovvero un’azienda di condizionatori. L’oste dice che il vino è buonissimo. Ma andiamo subito a mostrare il dettaglio dell’articolo, che dimostra subito l’assoluto equilibrio nella trattazione del tema e la serietà sc… sc… scientifica nella trattazione della tematica:

Ci sono dei virologi, anche famosi, che mettono in guardia dall’aria condizionata. Può far male, può veicolare di nuovo il virus, può essere un pericolo poiché in Cina una famiglia è  stata contagiata in un ristorante climatizzato.Vero? Mica tanto. Anzi, è vero il contrario. Assoclima, l’associazione delle aziende specializzate nel trattamento dell’aria, ieri ha spiegato che «la ventilazione e la filtrazione fornite dai sistemi di climatizzazione utilizzati per il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo contribuiscono a ridurre la concentrazione di SARS-CoV-2 nell’aria e quindi il rischio di trasmissione. Al contrario di quanto si legge su siti o social, gli spazi non climatizzati possono causare stress termico e, soprattutto nei soggetti più deboli, riducendo la resistenza alle infezioni».

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Il tema, sottolinea Alessandro Riello, è che «siamo forse considerati figli di un dio minore rispetto al mondo del riscaldamento. Mi spiego: ormai è passato il messaggio che ogni anno va fatto un controllo alla caldaia. Mentre per quanto riguarda i condizionatori, che generano fresco ma anche caldo d’inverno,manca la cultura della pulizia dei filtri, della manutenzione. E se l’impianto è sporco possono nascere problemi respiratori… in realtà, come è scritto nello studio di Assoclima, i nostri impianti rimescolano l’aria – tra quella che entra e quella che esce -diminuendo così la carica batterica».

Nel far notare l’interessante affermazione sui “maggiori deceduti di afa che di COVID-19” (che sicuramente sarà sostenuta da ottimi studi scientifici), prima di tutto cerchiamo di capire il perché di questo articolo. Il 24 aprile scorso La Stampa ha scritto che tra le regole della fase 2 per ristoranti e luoghi pubblici ci sarà il divieto di usare l’aria condizionata perché questa, come per la SARS, favorisce la circolazione del virus:

Fermo restando che i ristoranti riapriranno per ultimi il 18 maggio. E sfruttando al massimo i tavoli all’aperto, perché all’interno, così come negli uffici, si rischierà la sauna. Studi recenti avrebbero infatti convinto gli scienziati del Cts a chiedere al governo di spegnere nei luoghi pubblici l’aria condizionata, vettore di trasmissione del virus, più che altro per via della ventilazione, che sposterebbe pericolosamente le famigerate goccioline con virus annesso da un tavolo o da una scrivania all’altra. Si stanno studiando deroghe a sistemi di aerazione meno “ventilati” e con ricambio esterno dell’aria. Altrimenti mano ai fazzoletti perché, per gli stessi motivi, non si potranno usare nemmeno i ventilatori.

Ma chi sono i “virologi famosi” che mettono in guardia dall’aria condizionata?

E adesso andiamo nel merito del pezzo. Che nel suo incipit parla di “virologi anche famosi” senza purtroppo dirci di chi si stia parlando. Siamo certi che Zunin abbia fatto questa scelta per questioni di brevità, e non certo perché se si mettesse il nome del virologo famoso il lettore potrebbe cercarsi il contenuto di cui stiamo per parlare e poi pensare “Ma perché io tra uno scienziato e un produttore di condizionatori devo credere al secondo?”. Ma siccome invece noi siamo puntigliosi, segnaliamo che a parlare di aria condizionata e Coronavirus è stato Roberto Burioni su Medical Facts. Il quale ha illustrato il 26 aprile scorso i risultati di una ricerca scientifica pubblicata sul sito dei Centers for Disease Control and Prevention, ovvero l’organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America. Nel dare al lettore l’assoluta facoltà di decidere liberamente se siano più credibili questi ultimi o i produttori di condizionatori sulla questione dell’aria condizionata e del Coronavirus, ricordiamo che nell’articolo Zurlo dice che non è vero che una famiglia è stata contagiata in un ristorante climatizzato. Nella ricerca si racconta la storia di una famiglia di Wuhan che il 23 gennaio si reca a Guangzhou e va a pranzo in un ristorante del quinto piano. Quella sera, racconta Burioni su Medical Facts, uno dei componenti di questa famiglia si sente male e gli viene diagnosticato COVID-19. Le autorità della Cina identificano le persone presenti nella sala e le mettono in isolamento. Alcune persone seduto allo stesso tavolo del malato si ammalano, ma si ammalano anche persone sedute a tavoli lontani a più di un metro dal primo infettato.

Chiaramente, all’interno delle singole famiglie il virus può essersi diffuso successivamente: ma dalla famiglia A alla famiglia B e dalla famiglia A alla famiglia C il virus è passato durante il periodo trascorso insieme al ristorante, che peraltro gli epidemiologi cinesi hanno perfettamente quantificato: la famiglia B è stata seduta al suo tavolo contemporaneamente alla famiglia A per 53 minuti; la famiglia C per 73 minuti.

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La disposizione dei tavoli nel ristorante (Da: Medical Facts)

La sala viene esaminata con attenzione e ci si accorge che i getti dei condizionatori creano forti correnti d’aria, che sono indicate nella figura precedente come frecce. Ecco il motivo per cui la trasmissione è avvenuta a distanza superiore di un metro: le goccioline, che solitamente cadono a terra, in questo caso sono state sospinte dal getto del condizionatore e come conseguenza sono arrivate più lontano. Certo, c’è voluto molto tempo (un’ora o più) e immaginiamo che il paziente dal quale è partita l’infezione stesse mangiando e chiacchierando con i suoi commensali, emettendo insieme alle parole anche le goccioline che trasportano il virus. Che è riuscito ad arrivare non solo alle persone che erano sedute insieme a lui, ma anche a quelle sedute ai tavoli vicini.

Gli autori della ricerca avvertono che il loro studio ha dei limiti: “Non abbiamo condotto uno studio sperimentale per simulare la via di trasmissione aerea. Inoltre, non abbiamo eseguito studi sierologici su familiari asintomatici negativi al campione di tampone e altri commensali per stimare il rischio di infezione”. Tutto questo, secondo Libero, non è mai successo. Secondo Riello invece se non si accendono i condizionatori “avremo più morti di afa che di COVID-19”. In una nota stampa invece Assoclima sottolinea che “tutti gli esperti, compresi l’Istituto Superiore di Sanità e l’OMS, sono concordi sulla necessità del ricambio d’aria negli ambienti con immissione di aria esterna o in modo naturale, mediante apertura delle finestre, o attraverso sistemi di climatizzazione con ventilazione meccanica”. Ecco, adesso sapete cosa dicono gli studi e cosa dicono i produttori su aria condizionata e Coronavirus.

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