“Ho subìto la violenza più feroce della mia vita”, parla il medico vittima di insulti razzisti a Lignano Sabbiadoro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-19

Andi Nganso ha raccontato cosa è accaduto nel punto di primo soccorso, mentre stava affrontando il turno di notte, dell’ospedale della provincia di Udine

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Insulti, epiteti razzisti e tutto il classico vocabolario di chi è razzista nell’anima, nei gesti e nelle parole. Quel che è accaduto a Andi Nganso è lo specchio di una parte della popolazione italiana che vive ancora in retaggi culturali che si basano sulla discriminazione basata anche sul colore della pelle. Lui, un giovane medico camerunense che vive in Italia da oltre 14 anni, si è sentito piovere addosso una serie di improperi da un paziente che si era recato in ospedale mentre lui era di turno. Per capire bene cosa è accaduto nella notte tra il 16 e il 17 agosto all’interno del punto di primo intervento di Lignano Sabbiadoro, riproponiamo la video-denuncia, con tanto di audio.

Andi Nganso, il medico insultato in ospedale per il colore della sua pelle

Parole immortalate in un video, con l’audio che racconta di un paziente (di circa 60 anni) che scarica senza soluzione di continuità improperi razzisti contro Andi Nganso. La sua colpa: quella di essere un medico nero. E nel filmato condiviso dallo stesso medico, si sentono frasi come:

“In ospedale negri all’arrembaggio. Una laurea da voi costa 500 dollari, pezzente. Preferivo due costole rotte in più che un neg*o come dottore. Non toccarmi, mi trasmetti le malattie. Se lo sa Zaia ti elimina”.

Frasi tratte da un romanzo razzista. Espressioni tratte da una storia vera. Il medico è stato intervistato dal quotidiano La Stampa e lì ha raccontato tutta la frustrazione per quella violenza dialettica subita:

“Ho subito la violenza più feroce della mia vita. Non voglio solo giustizia personale. La denuncia è un atto di resistenza a un odio e a un razzismo che non solo esistono in Italia, ma che si fanno forti quando la prossimità di un appuntamento elettorale suggerisce che certe posizioni saranno tutelate”.

E il problema è culturale e parte da quella mentalità molto in voga in alcune zone d’Italia e fagocitata da atteggiamenti e comportamenti di una parte della classe politica. Discriminazioni per colore della pelle, ma anche per orientamento e identità sessuale, sono all’ordine del giorno. E Andi Nganso, che vive in Italia dal 2006 e qui ha completato i suoi studi in medicina lavorando anche con la Croce Rossa, sa bene che quanto accaduto a lui non è un episodio isolato:

“C’è una chiara differenza tra quanto vissuto dalle persone nere e quanto percepito da chi non vive le stesse discriminazioni. Qui il razzismo è strisciante: dagli sguardi dietro il bancone del bar ai ripetuti controlli della Polizia. L’Italia è un Paese nel quale chi è nero deve dimostrare quotidianamente, in un modo o nell’altro, che appartiene alla propria comunità”.

Questione di percezioni. Perché nel nostro Paese si fa presto a “sminuire” episodi simili che, però, lasciano il segno su chi li subisce. Eppure, come spiegato dallo stesso medico, c’è la politica che li alimenta. Non a casa, ha sottolineato nella sua intervista a La Stampa, storie simili avvengono proprio durante i periodi elettorali. Proprio quando nei comizi e sui social, i politici gettano sempre benzina sul fuoco per rendere “nemico” il fenomeno migratorio.

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