«AMA deve dimezzare la TARI al quartiere Prati»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-02

A Roma c’è un piccolo scandalo che va avanti da anni: si paga una tassa rifiuti altissima e la città non viene pulita. Ora gli abitanti di un quartiere chiedono di tagliare le tasse, visto il servizio. Una decisione potrebbe fare da apripista a tutti gli altri

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Dopo l’invio di 139 diffide ad Ama e Campidoglio, i residenti di Prati avviano la fase due dell’azione legale per ottenere il rimborso del 50% della Tari pagata nel 2018: il ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale di Roma.

«AMA deve dimezzare la TARI al quartiere Prati»

A Roma la situazione della monnezza è infatti disperata ma non seria: i cittadini pagano uno degli importi più alti d’Italia mentre la città è coperta di monnezza da cima a fondo. Non solo: dopo l’incendio al TMB Nuovo Salario la sindaca Virginia Raggi ha annunciato che la tassa dovrà, giocoforza, aumentare. Il tutto dipende dall’assenza di impianti di smaltimento in città e dal fatto che per questo gran parte dell’immondizia romana deve essere smaltita da altre città, regioni e persino nazioni che devono essere remunerate. Questa situazione si trascina dalla chiusura (sacrosanta) della discarica di Malagrotta, alla quale non è seguito nulla sul piano organizzativo per risolvere in maniera strutturale il problema. Non solo: sono gli stessi report aziendali di AMA a confermare che l’azienda non riesce a rispettare nemmeno i piani che si dà.

Nei mesi estivi sono saltate praticamente tutte le previsioni più ottimistiche che erano state fatte in sede di approvazione di budget. Su tutte le voci spiccala maggiore produzione di rifiuti indifferenziati che ha avuto un forte impatto sui costi di trattamento. Si pensava di raggiungere il 48,9% di raccolta differenziata e invece si è raggiunto il 44,3% con un aumento di rifiuti prodotti che risultano superiori, sia rispetto al consuntivo del terzo Trimestre 2017 (+2,8%), sia rispetto alla previsione di Budget (+4,3%). La conseguenza è stata perciò la riduzione dei ricavi da raccolta differenziata (-32,1%). Nonostante questo il costo del personale è aumentato di 7 milioni di euro. L’Ama aveva previsto di spendere 261 milioni e ha dovuto sborsarne 268.

Lo scandalo dei rifiuti a Roma e della tassa più alta di tutti

Visto che il quadro della situazione è questo, non stupisce che gli abitanti del quartiere Prati si siano organizzati e coalizzati per prendere l’amministrazione dall’unico verso da cui ci sente: quello dei soldi della TARI. Alle lamentele sulla continua mancata raccolta in zona,  Ama ha risposto con una lettera standard e ha parlato solo di «eventuali ed occasionali criticità». Ma gli abitanti non si sono arresi e stanno facendo addirittura da apripista anche per altri quartieri. I residenti del quartiere residenziale a due passi da San Pietro da mesi denunciano la mancata raccolta dei rifiuti dai cassonetti traboccanti, nonché l’ormai assente pulizia stradale. «Volevamo e vogliamo vivere con dignità nel nostro quartiere» dice oggi al Messaggero Daniela Brignone, portavoce del comitato.

Ora andranno alla Commissione Tributaria, con un buon precedente:  a supportare l’azione legale c’è una sentenza di febbraio del 2018 della commissione che accoglie la richiesta di rimborso di un romano per l’anno 2016. A convincere i residenti a passare alla fase due, è stata anche la perdurante assenza della pulizia delle strade, nonostante la TARI. «Da un accesso agli atti abbiamo verificato che nei primi otto mesi del 2018 molte vie dovevano essere pulite secondo il contratto di servizio tre volte a settimana, 108 in pratica» e invece la realtà è stata molto diversa. «Nel periodo considerato -spiegano da “Prati in azione!” – i passaggi sono stati ad esempio in totale 6 in piazza del Fante,4 in via Bassano del Grappa, addirittura 1 a piazza Monte Grappa». Una presa in giro, insomma. Che oggi i vertici di AMA pongono in essere grazie alla complicità dell’amministrazione Raggi. E che forse finalmente un giudice concluderà per sempre.

Leggi sull’argomento: Come l’Autonomia delle Regioni del Nord porterà via da Roma soldi e dipendenti

 

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