Alfano vorrebbe rimanere al governo anche se perde il referendum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-22

A colloquio con il Corriere, il ministro dell’Interno (non) spiega strategie e intenzioni del suo partito. Ma su una cosa è chiarissimo

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“A settembre costruiremo insieme ad altri un progetto politico nuovo con un gruppo ancora più forte e numeroso”. “Nel Paese e in Parlamento tante forze liberali e moderate possono unirsi per sostenere quei valori e quei programmi che fin qui solo noi abbiamo rappresentato nel governo. E’ prematuro fare i nomi. Ma ancora una volta resterà deluso chi prevede la nostra fine”. Così il leader di Ncd e ministro dell’Interno, Angelino Alfano dalle colonne de ‘Il Corriere della Sera’. Nell’intervista Alfano sottolinea come il Ncd abbia “garantito la stabilità della sesta potenza industriale del mondo. Senza di noi non ci sarebbe questo governo e la legislatura sarebbe finita. E’ chiaro che siamo il bersaglio permanente di tutti coloro che vogliono interrompere questo clima di stabilita’. Il nostro è il primo caso di sopravvivenza in vita di un movimento nato da una rottura nel centrodestra. Dobbiamo resistere alle aggressioni non avendo nessun gruppo editoriale alle spalle e questo ci espone di più”. Quanto alla futura collocazione del partito “non ci interessa – spiega Alfano – un quarto polo, vogliamo invece cambiare il sistema elettorale, eliminando il ballottaggio e passando dal premio di lista a quello di coalizione. In questa cornice faremmo valere i nostri programmi a cominciare da sicurezza, fisco, famiglia e sud”. “Seguiamo una rotta molto chiara. C’è un referendum su una riforma che rivendichiamo fortemente come merito. Dopo, a tre anni dalla nostra nascita, potremo dire: missione compiuta, abbiamo dato al Paese stabilita’, riforme e ripresa della crescita economica. Quindi faremo un’assemblea del nuovo movimento politico dei liberali e moderati e ci daremo la nuova rotta. Inutile negare che i nostri programmi sono difficilmente compatibili con l’estrema sinistra e l’estrema destra”.
Newly appointed Italian Prime Minister Matteo Renzi (R) and Interior Minister Angelino Alfano talk during a swearing-in ceremony at Quirinale Palace in Rome February 22, 2014. Italian center-left leader Renzi promised on Friday to start work on reforms immediately, after he named a new cabinet and formally accepted the mandate to form an administration he said would stay in place until 2018. REUTERS/Remo Casilli  (ITALY - Tags: POLITICS)
Quanto a Berlusconi: “Sarà importante valutare come intende rilanciare l’idea del suo partito e se si muoverà in una logica popolare e moderata o con i lepenisti di Salvini. D’altro canto noi abbiamo collaborato con Renzi perche’ i risultati di governo scritti con la mano destra sono un’infinità e tantissime le cose indigeribili per i moderati che abbiamo evitato. Ma Renzi non ha ancora risolto le contraddizioni con una certa sinistra che agisce come un partito nel partito”. Circa l’ipotesi che Ncd possa guardare a Forza Italia “Il punto è uno: come esponente popolare in un governo a guida di un leader che aderisce ai socialisti e democratici europei – spiega Alfano – io partecipo ai vertici dei capi di Stato e di Governo del Ppe, dove siede come vice presidente un membro importante di Forza Italia come Antonio Tajani. E durante quelle riunioni, quando si fanno i dibattiti, si ragiona di come le forze del Ppe debbano contrastare gli estremisti di destra. Ma quando torno a Roma cambia lo scenario perché in Italia, fin qui, un pezzo dei popolari è alleato con l’estremismo di destra lepenista. Non e’ un nodo che posso sciogliere io”. Quanto invece all’iniziativa di Parisi, “è senz’altro una risorsa per i moderati. Lo stimo. Siccome sono un profondo conoscitore delle dinamiche successorie e di indicazione del vertice da quelle parti, portando ancora numerose cicatrici sul mio corpo, bisognerà prima vedere come va a finire. Credo non lo attendano tappeti rossi”. “E’ evidente che Parisi si propone con lo schema che lo ha visto candidato a Milano. Ha anche detto che voterà no al referendum. Scelta che non condivido, ma politicamente intelligente e inevitabile se vuole giocarsi un ruolo nella partita dentro Forza Italia. Gli consiglierei di chiedere che la leadership venga scelta con uno strumento democratico. Le primarie, ad esempio”. Circa l’esito del referendum “Prenderemo delle decisioni sul senso da dare alla parte finale della legislatura e ne parleremo con il premier. Ma non condivido Renzi quando dice che tutto sopravvive o muore in ragione della riforma. Così si confonde una parte con il tutto. Il giudizio sulla leadership e sul governo si da’ alle Politiche quando si giudicheranno i risultati su sicurezza, economia, occupazione, riforma del mercato del lavoro e scuola. Sulla riforma costituzionale noi abbiamo fatto il nostro compito: il popolo- conclude – potrà decidere su questa importantissima riforma. Ma non è il giudizio universale”.

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