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Adesso Orsini viene citato anche dall’agenzia di stampa della propaganda russa

neXtQuotidiano 25/03/2022

Il direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della Luiss Alessandro Orsini, noto per le sue posizioni controverse sulla guerra in Ucraina, viene citato dalla Tass, l’agenzia di stampa russa megafono della propaganda di Vladimir Putin

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Dopo essere stato nei principali salotti televisivi italiani di approfondimento giornalistico, il direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della Luiss Alessandro Orsini, noto (e invitato) per le sue controverse posizioni sulla guerra della Russia in Ucraina, è apparso lo scorso 22 marzo in un articolo dell’agenzia di stampa russa Tass, che funge da megafono per la propaganda di Vladimir Putin. In particolare, in un servizio dal titolo “L’esperto italiano accusa l’Unione europea di intensificare il conflitto in Ucraina invece di cercare la pace”, vengono riprese le dichiarazioni di Orsini che aveva attaccato le istituzioni comunitarie additandole di avere una colpa nella dilatazione dei tempi del conflitto.

Alessandro Orsini citato dalla Tass, l’agenzia di stampa della propaganda russa

“Finora Bruxelles ha lavorato solo per una guerra, fornendo armi all’Ucraina, diffondendo propaganda occidentale e usando sanzioni. Questo non fa nulla per raggiungere la pace”, scrive l’agenzia citando il sociologo. E ancora: “Ursula von der Leyen (la presidente della Commissione europea, ndr) gestisce la crisi in modo inadeguato e non tutela gli interessi degli europei”. Tass riporta come Orsini sia stato “tra i primi a formulare una condanna motivata del ruolo dell’Occidente nella crisi ucraina. È stato attaccato da media e politici, mentre la prestigiosa Università LUISS di Roma lo ha sospeso dal lavoro”. Nelle sue apparizioni in tv si è subito detto contrario alla cessione di armi all’Ucraina da parte del governo italiano, perché – secondo lui – alzerebbe il livello dello scontro, causando di conseguenza un numero maggiore di vittime. Le sue posizioni, che in sostanza lo fanno propendere per una resa ucraina prima che Putin minacci di utilizzare armi ben più potenti di quelle messe in campo fino ad ora, hanno sollevato non poche polemiche alla scoperta di un contratto stipulato tra lui e la Rai per sei apparizioni a Cartabianca pagate 2mila euro l’una. Accordo stralciato da Viale Mazzini dopo che il caso era esploso in seguito allo scoop del quotidiano Il Foglio del quale lo stesso sociologo ha detto di poter fare a meno affermando che sarebbe disposto a comparire anche senza ricevere alcun compenso.

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