“Io sono quello blu”, Adinolfi attacca anche il logo del Giubileo 2025 paragonandolo al “gay Pride”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-29

Il leader del Popolo della Famiglia riesce nell’impresa di vedere riferimenti all’omosessualità in un logo che, invece, ha una serie di significati non superficiali

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Vede il “pericolo” omosessualità ovunque. In ogni gesto, in ogni decisione. In ogni simbolo e ogni logo. Mario Adinolfi, ora, se la prende anche con la Santa Sede rea di aver realizzato, per il Giubileo 2025, un simbolo che ammiccherebbe al “gay Pride”. Il motivo? Per via dei colori e della scelta di rappresentare – stilizzandolo – un pellegrinaggio. Ma, ovviamente, quel logo ha una serie di significati molto più profondi rispetto all’analisi social fatta dal leader del Popolo della Famiglia.

Adinolfi vede l’omosessualità anche nel logo del Giubileo 2025

“Ma, porca pupazza, è il Giubileo o un Gay Pride? Proprio l’arcobaleno dovevano scegliere nel logo? Comunque, sia chiaro, io sono quello blu: l’ultimo del trenino”, ha scritto Mario Adinolfi su Twitter. Al netto del tentativo, mal riuscito, di indicare sé stesso come il personaggio stilizzato che chiude il “trenino” (ma no, non è un “trenino”), il leader del Popolo della Famiglia confonde anche i colori utilizzati. Perché la bandiera arcobaleno della comunità LGBTQ+ (che è diversa da quella della pace, nonostante la somiglianza) si basa su 7 colori, ognuno dei quali ha un significato ben specifico: rosa (sessualità), rosso (vita), arancione (guarigione), giallo (luce del sole), verde (natura), turchese (magia), indaco (pace) e viola (spirito).

Nel logo del Giubileo 2025 ufficializzato dal Vaticano, i colori sono differenti e tutti si vanno a “esaurire” in quell’abbraccio simbolico a una croce a forma di àncora. Perché la Santa Sede ha fatto questa scelta? La spiegazione è molto completa e dettagliata:

“Il Logo rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. Si noterà che l’apri-fila è aggrappato alla croce. È il segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata perché ne abbiamo bisogno sempre e soprattutto nei momenti di maggiore necessità. È utile osservare le onde che sono sottostanti e che sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che si dovrà sottolineare la parte inferiore della Croce che si prolunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. Come si sa l’ancora è stata spesso utilizzata come metafora della speranza. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste. Non si trascuri il fatto che l’immagine mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce. La Croce non è affatto statica, ma anch’essa dinamica, si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. È ben visibile, infine, con il colore verde, il Motto del Giubileo 2025, Peregrinantes in Spem”.

Quello che Adinolfi definisce un “trenino” è, in realtà, un abbraccio che simboleggia il gesto del pellegrinaggio verso la meta (in questo caso la “fede” rappresentata da quella croce a forma di àncora). I colori scelti, invece, rappresentano i quatto lati del mondo, ovvero tutti i protagonisti dei viaggi che porteranno a quell’evento chiamato Giubileo. Il Pride, dunque, non c’entra assolutamente nulla. Ma era evidente.

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