Adinolfi poteva mai risparmiarci il suo moralismo sul suicidio assistito di “Mario”?

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-06-16

Il leader del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi sul suicidio assistito di Federico Carboni, primo in Italia: “No all’applicazione omicida della cultura dello scarto”

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“Pochi giorni dopo la soppressione del disabile Fabio, nelle Marche è arrivata la macchina della morte che ha ucciso oggi Mario, nome con cui era mediaticamente noto Federico Carboni, tetraplegico 42enne. Siamo arrivati alla follia distruttiva e mortifera: fermate subito questa scia di disabili uccisi, no all’applicazione omicida della cultura dello scarto contro cui tuona sempre Papa Francesco, inascoltato”: Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia (PdF), parla in questi termini del primo caso di suicidio assistito avvenuto in Italia.

Adinolfi poteva mai risparmiarci il suo moralismo sul suicidio assistito di “Mario”?

“È partita la mattanza degli inguaribili – aggiunge il leader ultracattolico – in Italia disabili vengono uccisi senza una legge approvata dal Parlamento, senza che alcuna modalità né tipo di farmaco siano stati determinati da una qualche normativa, lasciando che un’associazione consegni un macchinario che produce la morte di una persona con il sistema pubblico che si volta dall’altra parte e lascia fare. In sostanza abbiamo deciso che se una persona lo richiede è legale fornirle una pistola per spararsi in testa”. Un discorso volutamente semplicistico e tendenzioso che accosta il termine “disabili” alla situazione di quanti sono completamente paralizzati e vivono una vita tra atroci sofferenze fisiche e psicologiche. Senza contare che per accedere al suicidio medicalmente assistito c’è bisogno di essere conformi ad alcuni parametri, stabiliti dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani”.

La macabra ironia del leader del Popolo della Famiglia

“Il macchinario di morte portato dalla Coscioni a casa di Mario è stato persino acquistato da Mario stesso, attendiamoci i cataloghi della dolce morte con vari modelli per produrre decessi”, la macabra ironia di Adinolfi su un passaggio della vicenda di Carboni che ha invece causato ulteriori sofferenze a lui e alla sua famiglia, costretti ad appoggiarsi al supporto dell’Associazione Luca Coscioni che ha fatto partire una raccolta fondi per trovare i 5mila euro necessari all’acquisto del farmaco e della strumentazione per l’infusione. Parla di “essere profondamente solidali” con chi soffre, Adinolfi. E al tempo stesso vorrebbe che continuassero a vivere una vita che sia loro che lo Stato hanno reputato insopportabile. Strano concetto di solidarietà.

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