A chi conviene l’accordo sulla Brexit?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-11-15

Cosa succederà ai cittadini europei che vivono in Regno Unito? Come (non) è stata risolta la questione del confine con l’Irlanda del Nord e quanto dovrà pagare Londra per potersene andare dalla UE. I punti fondamentali dell’accordo sulla Brexit che dovrà essere votato dal Parlamento britannico

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La premier britannica Theresa May ha presentato ai suoi ministri la bozza di accordo sulla Brexit. Le conseguenze politiche immediate sono state per il momento le dimissioni di tre membri dell’esecutivo tra cui il capo negoziatore del Regno Unito nonché ministro della Brexit Dominic Raab che su Twitter ha dichiarato di non poter sostenere l’accordo con Bruxelles per l’uscita del Paese dall’Unione Europea.

Il governo May è diviso e ora la palla passa al Parlamento 

Gli altri due membri del gabinetto May dimissionari sono Shailesh Vara, ministro per l’Irlanda del Nord, e Ester McVey, ministro del Lavoro. La May, nonostante le divisioni all’interno del suo governo (e del partito) sembra essere riuscita ad imporre l’accordo per l’uscita dalla UE. Ora però la decisione spetta al Parlamento (dove saranno determinanti i voti del DUP, il partito unionista nordirlandese che tiene in vita il governo May) che sarà chiamato ad esprimersi promulgando una legge.

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Il documento, un testo di 585 pagine che chi lo ha potuto vedere definisce “molto tecnico” stabilisce i termini del divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea, una separazione frutto della vittoria del leave al referendum del giugno 2016 e giunto dopo due anni di trattative con Bruxelles.

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I punti salienti dell’accordo di uscita riguardano tre aree principali: il pagamento degli oneri dovuti da Londra al bilancio dell’Unione; i diritti dei cittadini dell’Unione Europea in Regno Unito e dei cittadini britannici nei paesi membri della UE ed infine un meccanismo per prevenire la creazione del cosiddetto “hard border” al confine tra Repubblica d’Irlanda (che è membro della UE) e Irlanda del Nord, l’unico confine fisico tra Unione Europea e Regno Unito.

Cosa è stato deciso per il confine con l’Irlanda del Nord?

Proprio quest ultimo punto era quello più delicato, anche in ragione della tormentata storia irlandese. Viste le resistenze dei britannici alla proposta europea di far rimanere l’Irlanda del Nord all’interno del mercato unico (che avrebbe creato disparità di trattamento con il resto del Paese) e la riluttanza della UE alla richiesta del Regno Unito di poter rimanere di fatto all’interno del libero mercato europeo (una proposta che avrebbe consentito ai britannici una Brexit assai conveniente) si è quindi giunti alla decisione di istituire una unione doganale ad hoc, denominata “Wide Custom Union” che rimarrà in vigore fino a che non verrà trovata una vera soluzione e quindi eventualmente anche oltre il termine del periodo di transizione a dicembre del 2020. L’isola della Gran Bretagna invece farà parte di un’unione doganale meno vasta. Il Regno Unito non avrà la possibilità di ritirarsi unilateralmente dalla clausola di salvaguardia, il backstop, che terrà aperto il confine con l’Irlanda. L’accordo dovrà essere raggiunto jointly ovvero assieme all’Unione Europea.

Entro quando il Regno Unito uscirà definitivamente dall’UE?

Il 30 marzo 2019 è la data fissata per la Brexit. A partire da quel giorno il Regno Unito sarà fuori dall’Unione Europea ma per più di un anno, fino al 31 dicembre 2020, sarà in vigore un periodo di transizione. Durante questo periodo il Regno Unito è tenuto ad applicare le regole europee, comprese quelle sulla libera circolazione delle persone e delle merci come se fosse ancora un membro della UE ma non avrà diritto di voto in seno alle istituzioni europee. Al tempo stesso Londra e Bruxelles dovranno continuare a lavorare per armonizzare le normative e l’uscita definitiva dall’Unione. Londra potrà però chiedere – entro il luglio del 2020 – un’estensione del periodo di transizione. Una volta finito il periodo di transizione il Regno Unito potrà stipulare un accordo commerciale ex novo con l’Unione Europea, il che sembra al momento essere la soluzione preferita dai sostenitori britannici della linea dura.

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Il tweet del capo negoziatore per la UE Michel Barnier

A quanto ammonta l’assegno di divorzio che Londra dovrà pagare?

Come ogni divorzio che si rispetti anche la Brexit ha un costo. L’Unione Europea dovrà fare a meno dei contributi britannici al bilancio. Non del tutto, perché durante il periodo di transizione il Regno Unito dovrà versare i propri contributi, come se fosse ancora un membro. Successivamente contribuirà alla sua parte di finanziamenti anche se non della stessa entità di quelli di un full member della UE. Successivamente è previsto che Londra versi un assegno in modo tale che la sua uscita non comporti un esborso ulteriore per i rimanenti paesi membri, si parla di circa 40-45 miliardi di euro che saranno versati entro il 2025, anche se in alcuni casi il pagamento andrà avanti fino al 2064 (ad esempio il caso delle pensioni dei dirigenti europei).

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Quali saranno i diritti dei cittadini europei?

L’accordo garantisce i diritti dei tre milioni di cittadini UE residenti in Regno Unito così come quelli dei cittadini britannici che vivono sul Continente. Per i cittadini europei ci sarà la possibilità di fare richiesta di cittadinanza britannica così come – salvo alcune limitazioni – di chiedere il ricongiungimento familiare. Il Regno Unito però ha ottenuto – ed è un punto molto importante visto che si tratta del tribunale che regola le controversie europee – che la Corte di Giustizia Europea non abbia giurisdizione sull’accordo per la Brexit anche se in alcuni casi dovrà sottostare alle decisioni della Corte per un periodo di otto anni dalla fine della transizione. Per risolvere le controversie verrà creato un arbitrato indipendente composto da cinque persone. Al tempo stesso però eventuali problemi riguardanti la legislazione europea non potranno essere deferito all’arbitrato ma sono materia di competenza della Corte di Giustizia Europea.

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