Wuhan: il coronavirus cinese e la storia del vaccino “stranamente” già pronto

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-23

Al grido di “ki vi pakaaa” improvvisati virologi ed epidemiologi ci spiegano che questa cosa del coronavirus è tutta una farsa per venderci i vaccini già pronti e brevettati. Che purtroppo non esistono

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L’aeroporto di Wuhan è chiuso e questa mattina a Fiumicino è atterrato l’ultimo volo proveniente dalla città cinese dove si è maggiormente diffuso il coronavirus classificato come 2019-nCoV dall’OMS. Al loro arrivo, i 202 passeggeri hanno seguito le procedure sanitarie disposte dal ministero della Salute e attivate da Aeroporti di Roma. In Cina il coronavirus, che è associato a gravi casi di polmonite, ha causato almeno 17 morti.

C’è già il vaccino, allora è un complotto! Ma il vaccino non c’è

Ma al di là di quello che si sa sul virus a tenere banco su certi canali social è quello che non ci vogliono dire. Diversi utenti – non solo in Italia – hanno scoperto che dietro l’allarmismo sul coronavirus si nasconde la sete di denaro delle solite case farmaceutiche. Per il virus infatti potrebbe già essere disponibile un vaccino (che ricordiamo, serve ad evitare di ammalarsi, non a curare la polmonite virale). Rino Rappuoli, chief scientist e head of external R&D dell’azienda GSK Vaccine, ha spiegato all’ANSA che «fin dai tempi della Sars sappiamo che bisogna prendere uno dei geni che codificano le proteine di superficie del virus e su questa base di può cominciare a lavorare su un vaccino». I tempi per effettuare queste operazioni sono brevi: «la tecnica per ottenerli è rapidissima, tanto che si possono fare in una settimana».

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Ma allora è un complotto, hanno iniziato a gridare alcuni, convinti che tutta questa storia del coronavirus sia stata in realtà architettata proprio da coloro che oggi si offrono di produrre e vendere il vaccino. Ma come è possibile, sottolineano, se nelle FAQ del Ministero della Salute alla domanda “Esiste un vaccino per un nuovo coronavirus?” si legge “No, essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino. Possono essere necessari anche anni per sviluppare un nuovo vaccino”?

 

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Chi è che sta mentendo, il Ministero oppure il direttore della divisione vaccini della nota casa farmaceutica? La risposta è: nessuno dei due. Il Ministero ha cautelativamente indicato quanto tempo può essere necessario per sviluppare un vaccino. E in alcuni casi è stato necessario attendere anni. Ma proprio grazie al caso del coronavirus più famoso degli ultimi anni, la SARS, e al fatto che la mappa genetica del nuovo virus è stata condivisa ai ricercatore è ora possibile sviluppare un vaccino per questo genere di virus in tempi più brevi. Anche per la SARS vennero sviluppati in tempi relativamente brevi nuovi vaccini ma ad oggi non esiste un vaccino approvato dalle autorità farmaceutiche contro la SARS.

Le case produttrici del vaccino stanno facendo guadagni stellari (ma nessuno sta producendo il vaccino)

Il che non vuol dire che tra una settimana ci potremo tutti vaccinare contro il coronavirus, per la semplice ragione è che un conto è “creare” il vaccino un’altra cosa invece è fare i necessari trial clinici, ottenere le autorizzazioni dagli organismi sanitari preposti, avviare una produzione su larga scala. Come ha detto il dottor Roberto Burioni, virologo del San Raffaele, su Twitter il vaccino «si fa in una settimana, poi bisogna produrlo, somministrarlo e vedere se funziona».

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Ecco spiegato il mistero, ma nel frattempo alcuni gruppi di sostenitori della libertà di scelta in campo vaccinale parlano degli enormi guadagni per chi ha investito nei titoli azionari della “società che sta producendo il vaccino per il coronavirus“. Ma non risulta che questa azienda sia effettivamente in produzione, e oggi il titolo è in perdita ma sono dettagli. Un’altra esperta di questioni del genere ha scoperto che il titolo di una casa farmaceutica – che a suo dire è “produttrice del vaccino miracoloso che parrebbe bloccare il contagio”, ma che non esiste – ha fatto un balzo enorme in borsa. In realtà questo non ha nulla a che vedere con la produzione di vaccini contro il coronavirus (incredibile, sono già due case farmaceutiche diverse a “produrlo”) ma con i movimenti del mercato azionario.

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Il Cliva –  Comitato per la libertà di scelta vaccinale – della Toscana scrive su Facebook: «esaurita la (non) epidemia di meningite è tempo di creare il panico con un nuovo virus per i media e le star televisive italiane: il coronavirus». Insomma si tratta di un espediente mediatico per tenere alta la tensione sui virus e sui vaccini e creare il panico.

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Altri invece hanno scoperto un’altra coincidenza sospetta: «per “fortuna”, una coincidenza ha voluto che qualche anno fa, nel 2015, è stato chiesto il riconoscimento dell’invenzione del CORONAVIRUS vivo attenuato» e che «se nel 2019 è stata avviata la sperimentazione e cosi anche la produzione del vaccino è possibile ritenere con buona probabilità che siamo già pronti a fronteggiare anche questa grave epidemia che per fortuna o coincidenza si è manifestata proprio adesso».

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Vero o falso che sia l’allarme sul coronavirus ecco un altro (l’ennesimo) pronto a guadagnarci. Ovviamente l’autore del post evita accuratamente di dire che “coronavirus” è solo un tipo di virus. Di quella famiglia fa parte il coronavirus 2019-nCoV (in attesa che gli diano un nome più semplice) ma soprattutto il già citato SARS-CoV che è la causa della severe acute respiratory syndrome (SARS) e che è stata segnalato per la prima volta nel 2002 e il Middle East respiratory syndrome coronavirus (MERS-CoV), segnalato la prima volta nel 2012.

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Si arriva così a quelli che hanno le idee chiare, anzi chiarissime: «questa nuova emergenza del coronavirus mi puzza di vaccino obbligatorio per tutti a livello globale. Quale vaccino è solo un dettaglio». E il fatto che il vaccino non esista, che nessuno abbia parlato di vaccini obbligatori invece sono solo dei piccoli particolari trascurabili.

Siamo sicuri di essere sicuri?

Non tutti ritengono che le misure adottate per prevenire la diffusione del contagio siano sufficienti. Ad esempio Valerio Staffelli di Striscia La Notizia si chiede “da profano” se il protocollo previsto dalle autorità sanitarie per circoscrivere il contagio sia sufficiente. Ivan Bassato, direttore Airport management di Aeroporti di Roma a proposito dello stato di salute dei passeggeri ha specificato che «sono informazioni che devono essere commentate scientificamente dal ministero della Salute, se lo ritiene». Ma ci ha tenuto a precisare che «la procedura del canale sanitario è andata secondo quanto previsto. È una struttura che l’aeroporto ha da alcuni anni, progettata e realizzata da noi su indicazione e sugli standard tecnici prescritti dal ministero della Salute».

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Se non fosse che un vaccino contro la SARS non esiste in commercio

Il protocollo messo in atto prevede tutta una serie di misure di prevenzione e di protezione a maggiore tutela dei passeggeri, del Paese e dei lavoratori: «ogni soggetto coinvolto nell’operazione di assistenza del volo ha le proprie istruzioni. In particolar modo il canale sanitario prevede la possibilità che i passeggeri vengano sbarcati all’interno di questa struttura che è decentrata rispetto ai terminal vengano valutati dal punto di vista medico. Ci sono degli scanner termici e due corridoi attrezzati con questo tipo di dispositivi di ultima generazione e se vengono riscontrate delle anomalie i passeggeri hanno un canale dedicato e differenziato sempre separatamente da qualsiasi altro flusso di traffico all’aeroporto di Fiumicino».

 

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