Tutti i buchi nei conti di Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-05-23

La sentenza della Consulta, il no al reverse charge e i rischi sullo split payment: in attesa della decisione sugli stipendi pubblici il governo cerca le coperture per i buchi di oggi. E teme il futuro

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Prima la sentenza della Consulta. Poi il reverse charge bocciato dall’UE. E sotto la lente c’è ancora lo split payment. I conti della legge di stabilità 2015 non trovano pace, e il governo rischia di dover rifare di nuovo il lavoro per molti provvedimenti che sembravano ormai acquisiti. E se sulla questione dell’IVA e dello split payment l’esecutivo ha già annunciato che non intende mettere mano alle accise o creare nuove tasse, il rischio è che la sentenza della Corte apra la possibilità ad altri ricorsi e i 2,4 miliardi stanziati per il rimborso a ridosso delle elezioni regionali potrebbero di colpo non bastare. Mentre la sentenza sugli stipendi dei dipendenti pubblici continua a rimanere lì, in attesa della pronuncia della Corte.
 
TUTTI I BUCHI NEI CONTI DI RENZI
“La Commissione rigetta la richiesta italiana di una deroga (alla normativa Ue sull’Iva) per introdurre il “reverse change” per le forniture alla grande distribuzione”, si legge in una dichiarazione della portavoce della Commissione per i servizi finanziari, Vanessa Mock. “Per la commissione non ci sono prove sufficienti che la misura richiesta contribuirebbe a contrastare le frodi, la commissione ritiene anzi che questa misura implicherebbe seri rischi di frode a scapito del settore delle vendite al dettaglio e a scapito di altri Stati membri”, aggiunge la nota. L’estensione del “reverse change” è una manovra che il governo aveva chiesto di introdurre con l’obiettivo di ridurre l’evasione dell’Iva, con l’inversione contabile infatti l’obbligo di pagare l’Iva passa da chi acquista un bene o un servizio a chi lo fornisce, una pratica già usata nell’edilizia. Ora però la bocciatura della Ue è senza appello perché Bruxelles “ha sempre avuto un approccio cauto per assicurare che le deroghe non vadano a minare l’operatività del sistema Iva generale, che siano limitate e proporzionate”. Al Tesoro tuttavia la notizia non è stato un fulmine a ciel sereno. Dai contatti informali dei giorni scorsi infatti ci si attendeva l’ufficializzazione del no di Bruxelles. Per questo al ministero sono già allo studio soluzioni per limitare l’impatto sui conti pubblici. Per cautelarsi da un eventuale stop comunitario il governo aveva fatto ricorso all’aumento della accise sulla benzina e sul gasolio. Anche perché, con la sentenza sulle pensioni della Consulta, è sfumato il cosiddetto “tesoretto”. Pier Carlo Padoan nei giorni scorsi aveva inoltre assicurato l’impegno del governo a “eliminare tutte le clausole di salvaguardia”. E anche ieri il Tesoro ha confermato la volontà del governo a non aumentare i carburanti. Molto soddisfatta Confindustria per il “semaforo rosso” della Commissione. In una nota l’associazione gli industriale ricorda che la Commissione ha accolto i rilievi che Confindustria aveva evidenziato lo scorso marzo presentando un ricorso, un complaint ufficiale, ritenendo la legge di stabilità non in linea con le disposizioni comunitarie sull’Iva.

REVERSE CHARGE BUCO CONTI
L’infografica del Corriere della Sera sui conti di Renzi

La decisione sulla reverse charge “era abbastanza attesa e discussa in sede di legge di stabilità”, ha detto Matteo Renzi a ‘Bersaglio mobile’ su La7. “Sui 728 milioni sono molto tranquillo – ha aggiunto – Non ci sarà nessun problema, stiamo ragionando dove prenderli”.
 
DOVE PRENDERLI?
Già, dove prenderli? L’esecutivo, scrive oggi Antonella Baccaro sul Corriere della Sera, starebbe ragionando sull’anticipazione della legge di stabilità:

Certo si tratta di poco più di 700 milioni, non certo i miliardi che ci sono voluti per mettere una toppa alla voragine aperta dalla Corte costituzionale con la sentenza sulle pensioni. Niente a che vedere neppure con il cratere che produrrebbe una pronuncia della Consulta che bocciasse il blocco degli stipendi del pubblico impiego, che dura ormai da sei anni. Recuperare l’arretrato sarebbe un esercizio catastrofico che farebbe saltare i conti pubblici. Eventi esterni, riportabili più o meno all’attività di questo governo, ogni giorno finiscono per produrre instabilità. In altri casi però l’incertezza è provocata dai tempi biblici. È il caso della spending review da 10 miliardi, su cui si basa la scommessa di evitare l’anno prossimo l’aumento dell’Iva. «Presto per parlarne» ha detto ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Non sarebbe invece meglio sfuggire all’incertezza anticipando la legge di Stabilità (e i relativi tagli),come hanno chiesto gli economisti Alesina e Giavazzi?
 

Di certo questa tegola servirà ad allontanare la possibilità di altri interventi in favore di categorie più bisognose, che Renzi aveva cominciato ad annunciare nei giorni precedenti. E piano piano porterà il dibattito politico su posizioni ancora più estreme.

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