Tsipras-Ue, trattativa o crisi isterica?

di Lucio Di Gaetano

Pubblicato il 2015-02-18

La trattativa Grecia – Ue sta assumendo sempre di più i tratti grotteschi della crisi isterica. Cerchiamo di riassumerne i passaggi fondamentali e fare il punto: 1) il Governo Tsipras rifiuta la Trojka come interlocutore sostenendo (a ragione) che trattasi di un organismo non previsto dai Trattati e, pertanto, non legittimato al negoziato con un …

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La trattativa Grecia – Ue sta assumendo sempre di più i tratti grotteschi della crisi isterica. Cerchiamo di riassumerne i passaggi fondamentali e fare il punto:
1) il Governo Tsipras rifiuta la Trojka come interlocutore sostenendo (a ragione) che trattasi di un organismo non previsto dai Trattati e, pertanto, non legittimato al negoziato con un Governo della Uem.
2) la Commissione, piuttosto ingenuamente, accetta questa posizione e apre il negoziato a livello di Eurogruppo, ma solo per sostenere che il vecchio programma (che include la Trojka) va continuato: insomma delegittimazione e ri-legittimazione di un organismo illegale che, stando ai dati di Eurostat, ha miseramente sbagliato previsioni e interventi per ben 4 anni.
3) Atene chiede all’Eurogruppo di erogare un finanziamento ponte che consenta alle parti continuare a negoziare senza la spada di Damocle della mancanza di liquidità nel brevissimo termine per le casse statali greche.
4) L’Eurogruppo subordina il rifinanziamento al rispetto da parte di Tsipras del programma di austerity, ben sapendo che questi ha vinto le elezioni promettendone l’abbandono e mai potrà accettare; intanto la Bce assume una posizione schizofrenica, innalzando il limite dei finanziamenti d’emergenza (Ela) da 60 a 65 miliardi e contemporaneamente vietando lo stanziabilita’ dei titoli greci a fronte di prestiti ordinari.
5) Appare dal nulla un documento di Moscovici (non proprio l’ultimo dei pirla, essendo Commissario agli Affari Economici) che contiene un’apertura verso la posizione greca. Varoufakis esulta.
6) Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, fa sparire nel nulla da cui veniva il “documento Moscovici” (dimostrando che il termine francese “socialiste” si traduce con l’italiano “comparsa” o “passacarte”) e torna sulla posizione del rigore di rito Schaubleiano.
Arriviamo ad oggi: stallo totale, reciproche accuse di irragionevolezza e finale ancora imprevedibile.
È obbligatorio tuttavia segnalare che mentre Tsipras non può tornare indietro, pena il suicidio politico, l’Eurogruppo potrebbe facilmente ripartire la responsabilità di un ragionevole compromesso (dal costo, in fin dei conti, molto limitato) sulle spalle di molti leader, nessuno dei quali ne uscirebbe distrutto.
Continuiamo selvaggiamente a tifare Syriza.

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