Terzo Valico, il M5S dice sì

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-12

L’analisi costi-benefici non ferma la Grande Opera in costruzione. E i 5 stelle liguri sono in fibrillazione perché adesso dovranno spiegarlo agli elettori

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Il del governo al Terzo Valico è imminente. Nonostante la sparizione dei soldi per il finanziamento dal Decreto Genova, l’infrastruttura oggetto – come la TAV – dell’analisi costi-benefici non sarà ostacolata dal MoVimento 5 Stelle perché “ormai tornare indietro costerebbe più che continuare”. Ovvero, per lo stesso motivo per il quale è arrivato l’ok al TAP nonostante le promesse elettorali.

Terzo Valico, il M5S dice sì

Si profilano all’orizzonte quindi nuove contestazioni dagli attivisti per la consigliera regionale Alice Salvatore, già presa di mira di recente come la ministra Lezzi dai No TAP: impossibile per loro dimenticare quando in campagna elettorale Di Maio promise di fermare i lavori del Terzo Valico dei Giovi (TAV Tortona-Novi Ligure-Genova). In campagna elettorale Di Maio disse che il Terzo Valico “andava messo da parte” e gli andava preferito “il potenziamento della linea attuale Genova-Milano”. Invece  l’opera infrastrutturale ferroviaria, già realizzata per il 40% e finanziata per i 5/6 verrà completata: al di là dell’esito dell’indagine della commissione “costi-benefici”, il ministro Danilo Toninelli è pronto a confermare l’”imprimatur” all’opera.

grandi opere 133 miliardi
La mappa delle Grandi Opere (Corriere della Sera, 20 maggio 2018)

La Repubblica Genova racconta oggi che la portavoce regionale del Movimento Cinque Stelle starebbe nelle ultime ore comunicando febbrilmente con i suoi per cercare di spiegare, in effetti, come poter “digerire” e soprattutto “far digerire” il via libera a 5  Stelle al Terzo Valico all’elettorato che li ha votati anche per la loro irresolubile posizione.

Una via d’uscita, secondo la strategia della Salvatore, potrebbe essere rappresentata dalle penali, che dovrebbero essere pagate nel caso in cui l’opera venisse bloccata. Recitando dunque lo stesso canovaccio già visto con il gasdotto Tap, per cui il vicepremier Luigi Di Maio ha dichiarato di essere costretto a dare il via libera all’opera proprio per le altissime penali che il governo dovrebbe pagare, costringendolo, in caso di stop, a definanziare, addirittura, il reddito di cittadinanza.

Ovviamente delle penali si poteva sapere ben prima della campagna elettorale e ovviamente nonostante ciò si è promesso a vanvera come se non ci fosse un domani. E ovviamente a fare le spese di tutto questo potrebbe essere l’altra grande opera in ballo, ovvero la Gronda di Genova. Ma se va bene agli italiani, va bene a tutti.

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