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“La terza dose? Sì per gli immunodepressi”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-04

Silvio Brusaferro in un’intervista alla Stampa, parla della necessità della terza dose vaccinale

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Silvio Brusaferro in un’intervista alla Stampa, parla della necessità della terza dose vaccinale

“La terza dose? Sì per gli immunodepressi”

“Per evitare una quarta ondata abbiamo due strumenti a disposizione e vanno usati entrambi: quelli della vaccinazione e dei giusti comportamenti che dipende solo da noi adottare. Sul piano delle vaccinazioni vedo con soddisfazione che i giovani stanno rispondendo bene, come dimostra la forte crescita degli immunizzati tra i 20 e i 29 anni”. Così Silvio Brusaferro in un’intervista alla Stampa, che sulla necessità della terza dose vaccinale dice che “per ora sappiamo che la risposta immunitaria va oltre i sei mesi, nuovi studi dicono più di otto. Ma sono dati in via di aggiornamento. Per questo oggi non possiamo ancora dire se e quando sarà necessaria. Diverso è il discorso per gli immunodepressi che hanno una risposta più debole e per i quali si stima opportuno un richiamo a 6-7 mesi dal completamento del ciclo vaccinale”.

Il presidente dell’Iss e portavoce del Cts punta l’attenzione sul “fenomeno del long Covid o persistenza di sintomi e riduzione della funzionalità di alcuni organi. Questa sintomatologia – afferma – si continua a presentare per settimane e settimane e riguarda percentuali che vanno dal 2% al 13% della popolazione che ha avuto l’infezione. Pertanto, se possiamo evitiamo di contrarla senza contare che possiamo contribuire a trasmetterla ad altri. I dati di cui disponiamo, ricordati anche da Anthony Fauci – dice ancora Brusaferro – dimostrano che i vaccinati, se positivi, possono trasmettere il virus efficacemente. E per questo è necessario mantenere anche per loro la quarantena in caso di contatti stretti con positivi. Il punto è che i vaccinati hanno molte meno possibilità di contrarre l’infezione e quindi anche di trasmetterla, visto che i dati italiani evidenziano una efficacia dell’88%. In questa prospettiva la certificazione verde consente di vivere con maggiore serenità certe situazioni di vita sociale, soprattutto in ambienti chiusi”.

Quanto alla riapertura delle scuole e alla Dad in caso di contagio in classe, Brusaferro afferma che “nei contesti scolastici, quando si verificano casi, i dipartimenti di prevenzione fanno le indagini epidemiologiche e sulla base di queste danno le indicazioni per eventuali quarantene. Stiamo anche vivendo una fase nuova grazie ai progressi nelle percentuali di vaccinati e questo potrà consentire di fare più avanti nuove valutazioni. L’obiettivo prioritario resta quello di garantire le lezioni in presenza. Per raggiungerlo sarà necessario vaccinare il più possibile il personale e i ragazzi. Si dovrà comunque organizzare la vita scolastica con le misure note avendo però presente che è necessario gestire anche i momenti di aggregazione prima e dopo le lezioni. Il vaccino obbligatorio per il personale scolastico? Per ottenere la più ampia immunizzazione possibile si possono adottare diverse strategie. Io auspico sempre ci sia la coscienza di voler proteggere se stessi e chi ci è vicino. Perché nella scuola ci sono anche persone e ragazzi con patologie che non consentono di proteggersi con la vaccinazione”.

“Sappiamo – dice Busaferro – che completando il ciclo vaccinale il rischio di infezione si riduce dell’88% e di oltre il 95% quello di contrarre forme gravi di malattia che portano al ricovero, o peggio al decesso. È però altrettanto vero che la Delta in situazioni di affollamento e assembramento si diffonde molto più efficacemente. Per questo anche la situazione dei nostri ospedali dipenderà anche da quanto saremo prudenti e da quanto velocemente ci vaccineremo. Sui contagi al rientro dalle vacanze, la raccomandazione è di mantenere alta la prudenza e di quarantenarsi e fare il test quando si è entrati in contatto con un positivo, aiutando le autorità sanitarie nel tracciamento. Si tratta di senso civico”.

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