TAV, i costi del blocco

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-11

Ci vogliono tre miliardi di euro e il sì dell’Unione Europea per fermarsi. Poi bisognerà ripristinare i luoghi e raddoppiare altri tunnel

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Mentre Danilo Toninelli gioca a nascondino con l’analisi costi-benefici e Matteo Salvini minaccia referendum sull’Alta Velocità, Repubblica fa i conti in tasca all’eventuale blocco dell’opera segnalando che ci vogliono tre miliardi di euro e il sì dell’Unione Europea per fermarsi. Il conto è presto fatto: per ripristinare i luoghi com’erano prima dei cantieri, sarebbero necessari circa 2 miliardi. Bisogna mettere le volte in sicurezza, deviare le falde per evitare che con il tempo e senza manutenzione le gallerie si allaghino e implodano. E poi:

Bloccare la costruzione della galleria ferroviaria della Torino-Lione significa obbligatoriamente raddoppiare l’attuale galleria ferroviaria del Frejus, quella scavata da Cavour 150 anni fa, che, com’è oggi, andrebbe presto fuori legge rispetto alle regole di sicurezza europee. Non sarebbe infatti possibile, in base alle nuove norme, far transitare treni merci e passeggeri in una galleria a canna unica.

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Tav, i costi del blocco: 3 miliardi (La Repubblica, 11 gennaio 2019)

Il raddoppio della galleria di Cavour costerebbe circa un miliardo e mezzo. Se non si volesse fare né la Torino-Lione né il raddoppio della galleria storica, tutto il traffico merci passerebbe sui tir. Con grave danno ambientale per la val di Susa e grande vantaggio solo per i proprietari dell’autostrada (una delle poche cui Toninelli ha lasciato aumentare le tariffe).

Ancora: se anche gli oltre tre miliardi di costi per bloccare la Tav fossero giudicati una cifra sopportabile (considerato che all’Italia costerebbe 2,8 finirla) bisognerebbe poi convincere i francesi e l’Unione europea. A questo punto saremmo a metà del guado:

Si aprirebbe la lunga stagione del ripristino. Telt, la società italo-francese che sta scavando la galleria, dovrebbe utilizzare i soldi oggi a disposizione per finirla per compiere il lavoro inverso, cioè bloccarla. Lanciando i bandi di appalto per mettere in sicurezza e chiudere le gallerie. Per farlo saranno necessarie prima le valutazioni di impatto ambientale, i progetti di massima e quelli esecutivi, le approvazioni tecniche degli organismi competenti. Questo spiega i 7 anni necessari al ritorno alla situazione precedente. In dieci anni, spendendo 2,8 miliardi (invece di almeno 3) la galleria della Torino-Lione sarebbe in funzione.

Buona fortuna, Toninelli. Ne ha davvero bisogno. Anche perché dimostra di non aver ancora capito nulla del “buco sulla montagna”.

Leggi sull’argomento: Perché Toninelli non festeggia la bocciatura Tav dell’analisi costi-benefici

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