Suicidio assistito, morta la 69enne che si era rivolta a Marco Cappato: “È stata una mia scelta”

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-08-02

La donna, 69 anni, era stata colpita da un tumore ai polmoni e da diverse metastasi: il suo destino era praticamente segnato

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È morta in Svizzera la pensionata di Spinea accompagnata da Marco Cappato in una clinica elvetica per ottenere il suicidio assistito. La donna, 69 anni, era stata colpita da un tumore ai polmoni e da diverse metastasi: il suo destino era praticamente segnato, da qui la decisione di rivolgersi a Cappato. “Elena ha appena confermato la sua volontà: è morta, nel modo che ha scelto, nel Paese che glielo ha permesso. Mercoledì 3 agosto in Italia andrò ad autodenunciarmi”, ha scritto su Twitter il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

Sucidio assistito, le parole della 69enne veneta: “È stata una mia scelta”

Poche ore prima del suicidio assistito, la pensionata 69enne aveva diffuso un video in cui spiegava con lucida determinazione le sue intenzioni, raccontando pubblicamente la sua storia: “Mi chiamo Elena, sono italiana e normalmente sono una persona molto riservata, ma ho accettato di raccontarmi perché penso possa essere utile alle persone che si trovano o si troveranno nella mia situazione. Nel luglio 2021 mi hanno diagnosticato un microcitoma polmonare: avevo poche possibilità ma ho deciso di curarmi, anche con sofferenze. Purtroppo non è servito. I medici mi hanno dato pochi mesi di sopravvivenza e mi hanno anche descritto come sarebbero peggiorate le mie condizioni. A quel punto, seguendo anche le mie convinzioni già maturate prima di ammalarmi, ho scelto di terminare io stessa la mia esistenza prima che lo facesse la malattia. Ne ho parlato con la mia famiglia e, al di là del grande dolore, hanno approvato la mia decisione”.

Da qui la scelta di rivolgersi a Marco Cappato: “Non volevo che i miei familiari potessero subire conseguenze legali accompagnandomi in Svizzera, a Basilea. Invece la decisione è solo mia ed è stata presa sulla base di convinzioni che ho sempre avuto. Ho sempre pensato che ognuno debba decidere sulla propria vita e sulla propria fine, senza imposizioni. Certo – spiega con rammarico – avrei preferito morire nel letto di casa mia stringendo le mani dei miei cari, mia figlia e mio marito, ma questo non è stato possibile e quindi mi trovo qui in Svizzera da sola”.

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