Di cosa si deve vergognare D'Alema alla camera ardente di Pino Daniele?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-07

Il lutto insensato e la corsa all’indignazione

article-post

Ormai è un riflesso pavloviano: «Vergogna, vergogna!». «Se entra il signor D’Alema entriamo tutti…», «Non è giusto, lui dentro in mezzo ai  vip e noi qui fuori». Anche la camera ardente di Pino Daniele diventa la scusa per la protesta anticasta senza se e senza ma: Arrivato alSant’Eugenio proprio nel momento in cui la rabbia dei fan che si sentono traditi da chi li tiene fuori dalla camer aardente si fa più palpabile, D’Alema diventa improvvisamente l’obiettivo di quella furia. Passa davanti alle persone in attesa dietro ai cancelli, dopo la decisione della famiglia di riservare agli amici l’ingresso alla camera d’ardente dove giace la salma di Pino Daniele, passando da un accessori servato ai parenti. Fischi, urla, proteste contro l’esponente Pd, perfetto simbolo, agli occhi di chi sta fuori, di una casta che si gode i privilegi anche di fronte alla morte.

Ma di cosa si deve vergognare Massimo D’Alema se vuole portare l’estremo saluto a una persona che conosceva? Di cosa si deve vergognare se sono i familiari ad aver deciso la chiusura della camera ardente? Un paese di invasati con la bava alla bocca che cerca un colpevole per qualsiasi sciocchezza partorisce l’abbrutimento della politica (e fin qui ce n’eravamo accorti) ma anche la scomparsa dell’umanità e della riservatezza. E così anche un lutto diventa l’occasione per sbandierare la corsa all’indignazione, e per godere con poco come fa il Giornale:
d'alema pino daniele
La prova, per parafrasare il Lìder Maximo, che non saremo mai un Paese normale.

Potrebbe interessarti anche