Opinioni

Il senso di Barbara D'Urso per la cultura

di Giuseppe Giusva Ricci

Pubblicato il 2017-06-29

Dalla schermo TV Maria Carmela – detta Barbara – D’Urso mi ha appena riferito che lei legge, e vuol sapere se anche Io lo faccia. Superato l’istante d’imbarazzo per la sua frase “Tra una diretta e l’altra mi chiudo nel mio camerino per leggere un libro, chiudo gli occhi e inizio un viaggio fantastico. Io […]

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Dalla schermo TV Maria Carmela – detta Barbara – D’Urso mi ha appena riferito che lei legge, e vuol sapere se anche Io lo faccia. Superato l’istante d’imbarazzo per la sua frase “Tra una diretta e l’altra mi chiudo nel mio camerino per leggere un libro, chiudo gli occhi e inizio un viaggio fantastico. Io leggo, e tu?” (leggere a occhi chiusi… mah!), supero anche l’istante di nausea e ritorno alla lucidità (o quasi); è uno spot, simile a quelle che una volta si chiamavano, assurdamente, Pubblicità Progresso. Travolto da emozioni di vario genere, la lucidità si scioglie a favore di uno stordimento da mortificazione; per un istante mi sovviene il brano dei CSI “Maledirai la Fininvest”, respiro e mi chiedo (pur conoscendo bene la risposta) perché esemplari come la D’Urso debbano continuare a offendere l’intelligenza di chiunque si trovi di fronte alla TV, magari anche solo per passare qualche minuto di spensieratezza dalla guerra quotidiana per la sopravvivenza. Certo lo so, quell’elettrodomestico è fatto apposta o quasi, ma perché così tanta sottile violenza da parte dei suoi “protagonisti”? Non basta mai?! Comunque ne sono certo, un invito alla lettura da quel pulpito non è solo un invito alla lettura, non può esserlo; la TV non funziona così, Mediaset non ha mai funzionato così: non mi risulta che Hitler abbia mai invitato al pacifismo.
barbara d'urso
In pochi minuti scopro che ciò cui ho assistito è proprio un progetto di lungo periodo, e a reggere lo slogan “Io Leggo, e Tu?” non sarà solo la Carmela D’Urso. Esiste infatti un Patto per la Lettura promosso dal renziano (da qualche ora un po’ meno) Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, progetto a cui la Direzione Creativa Mediaset contribuisce con questa idea. Saranno diciannove i cosiddetti “artisti”, conduttori e giornalisti Mediaset che testimonieranno in 19 diversi spot da 15 secondi i motivi per cui amano leggere. All’iniziativa hanno aderito vari personaggi dediti all’intrattenimento troppo spesso vacuo per essere ora credibili: Ilary Blasi, Barbara d’Urso, Maria de Filippi, Paolo Del Debbio, Emanuela Folliero, Mario Giordano, Teo Mammucari, Gianluigi Nuzzi, Barbara Palombelli, Federica Panicucci, Pierluigi Pardo, Nicola Porro, Belen Rodriguez, Gerry Scotti, Alfonso Signorini, Silvia Toffanin, Francesco Vecchi e Simona Ventura.
Bene allora, finalmente potremmo dire che la TV incita a una formazione culturale diversa? Ma questi spazi in genere proficui perché venduti a inserzionisti commerciali, allo Stato Mediaset li regala? (giuro che non lo so, se li pagasse sarebbe scandaloso). Ma la Fininvest non possiede casualmente tante delle case editrici più potenti del paese? (Tipo il 53,299% della Mondadori e i suoi 600 punti vendita; tipo l’Einaudi, tipo Sperling&Kupfer e Frassinelli, Bur Rizzoli, Fabbri Editore, Piemme?). E ancora, tra questi “artisti” alcuni sono fecondi, infatti la D’Urso ha al suo attivo sei pubblicazioni (Mondadori), e anche Mario Giordano con quindici libri in vent’anni (tutti Mondadori); va bene, sarebbe semplicistico e speculativo sospettare un leggero conflitto d’interessi.
Insomma, dato che la TV, soprattutto quella berlusconiana, è l’esatto contrario del Leggere, è l’antitesi della formazione culturale, è l’avallo della diffusione di sottoculture, questa mossa del progetto “Io Leggo, E Tu?” o è un controsenso, o è l’inizio di un apparentamento culturale prima che politico tra il padrone di Mediaset e l’apparato politico che sostiene questo governo; con un impegno mediatico dal verso differente da quello efficace dal 1984, la convergenza si concreta con queste dinamiche. Della serie, si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare cattivo esempio. Forse, altroché Patto del Nazareno! D’altronde [come riporto in Nemici Politici] “era già l’aprile 1996, quando, in visita ufficiale alla sede di Mediaset, D’Alema espresse opinioni lusinghiere sull’Azienza, compiacendo direttori e manager: ‘Non sono qui per rendere omaggio a Berlusconi, ma a un’azienda che è un patrimonio per il Paese’.” Infine, come dal testo di “Maya colpisce ancora” dei Baustelle, mai dimenticare che: “[…] dalle antenne di Segrate li cominci a decifrare i segnali ineluttabili del vuoto che verrà”.

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