Ma davvero c’è il rischio che Salvini si sfili dal governo?

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2021-04-22

La Lega si è astenuta dal voto in Consiglio dei Ministri sull’ultimo decreto per le riaperture, aprendo una frattura. Si parla del timore per un addio al governo del Carroccio, ma il governo ha ampi numeri per andare avanti anche senza Salvini&Co.

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Il gioco delle parti è iniziato ieri sera a Palazzo Chigi, dove la Lega ha deciso – per volontà di Salvini – di astenersi dal voto sul decreto riaperture (che prenderanno il via, gradualmente, da lunedì 26 aprile). Una decisione per protestare contro la decisione di non modificare l’orario d’inizio del coprifuoco e la scelta di rimandare a giugno la possibilità di riaprire i ristoranti al chiuso. Un’opposizione interna che ha spiazzato anche Mario Draghi che si è detto sorpreso (se non irritato) per questa decisione del Carroccio su misure coordinate all’interno della maggioranza. Uno strappo che, se non sarà ricucito (ma i margini sono esigui, visto l’atteggiamento del leghista), potrebbe portare a un addio. Ma per il governo Draghi cambierebbe veramente qualcosa?

Salvini e la Lega che non votano il decreto riaperture, ma il governo è ben saldo

I numeri dicono di no. Partiamo da un punto fondamentale: all’interno dell’esecutivo ci sono alcuni ministri del Carroccio che – a differenza di quanto “imposto” dal loro segretario – a differenza di Salvini, hanno sempre mostrato un indole meno “propagandistica”. Infatti, come riporta il quotidiano La Repubblica, il voto di ieri sera è stato contornato da una lunga telefonata tra il leader della Lega e i suoi tre ministri (Giorgetti, Stefani e Garavaglia). Prima di tutto ciò, il confronto a Palazzo Chigi viaggiava spedito e veloce, con l’accordo tra tutti gli esponenti e capi dei dicasteri. Poi, però, al momento di votare, Giancarlo Giorgetti è intervenuto dicendo: “Noi non possiamo dire sì, ci asteniamo. Non sto qui a spiegare le ragioni, che voi tutti conoscete”.

Le ragioni rispondono al nome di Matteo Salvini. Il passo indietro, obbligato, dei tre ministri è arrivato – infatti – dopo quella lunga telefonata con il segretario della Lega. E lo strappo arriva proprio in quegli istanti, con Mario Draghi che si è lasciato andare a un laconico commento: “Prendiamo atto, è un precedente grave”. Insomma, la vera sconfitta è per i tre ministri del Carroccio che, per colpe non loro, sono stati costretti ad arrovellarsi attorno a una decisione imposta dall’alto.

Si sfila? I numeri dicono che cambierebbe poco o nulla

Il timore che Salvini si sfili – anzi, che faccia sfilare la Lega – dall’esecutivo è concreto. L’exploit sondaggistico di Giorgia Meloni sta condizionando le sue scelte politiche e anche quelle del suo partito. Ma l’eventuale addio del Carroccio al governo non muterebbe gli equilibri nella maggioranza. Neanche in Parlamento. Come sottolinea l’agenzia Dire, infatti, alla Camera un’opposizione composta da FdI e Lega sarebbe composta da 167 parlamentari (molti in meno rispetto alla maggioranza assoluta di 316). Al Senato, gli stessi due partiti si fermerebbero a quota 84, mentre la maggioranza assoluta è a quota 170. Insomma, Salvini potrebbe tranquillamente tornare a fare opposizione, perché per Mario Draghi e per il suo governo non cambierebbe nulla. Anzi, ci sarebbe la possibilità di evitare una polemica al giorno.

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