La Cassazione conferma la condanna a 9 anni per “violenza di gruppo” dell’ex calciatore del Milan Robinho

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-19

L’ex calciatore del Milan Robson de Souza Santos, noto come “Robinho”, è stato condannato definitivamente a 9 anni per una violenza di gruppo ai danni di una ragazza commessa in una discoteca di Milano nel 2013

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I giudici della Terza sezione penale della Cassazione hanno confermato la condanna della Corte di Appello di Milano del dicembre 2020 nei confronti di Robson de Souza Santos, noto come “Robinho”, ex attaccante del Milan, a nove anni di carcere per violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza albanese – che all’epoca dei fatti aveva 23 anni – avvenuta il 22 gennaio 2013 in una discoteca di Milano. La stessa pena è stata confermata anche il suo amico Ricardo Falco. Secondo le indagini la violenza era stata consumata dall’ex calciatore rossonero con altre cinque persone, quattro delle quali irreperibili. La condanna in primo grado per i due era arrivata nel 2017, quando il calciatore brasiliano militava nell’Atletico Mineiro.

La Cassazione conferma la condanna a 9 anni per “violenza di gruppo” dell’ex calciatore del Milan Robinho

“I fatti sono stati provati in primo grado, confermati dalla Corte di Appello e ora la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dagli imputati. Per noi giustizia processuale è stata fatta”, dichiara all’Adnkronos l’avvocato Jacopo Gnocchi, legale di parte civile, dopo la conferma della condanna a nove anni di carcere per violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza avvenuta il 22 gennaio 2013 in una discoteca di Milano. “Ora il punto – aggiunge – è capire cosa vorrà fare il Brasile: confidiamo che tuteli le vittime e non i colpevoli e che sconti la pena”. L’avvocato difensore dell’ex calciatore del Milan, Franco Moretti, ha commentato: “Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza. Trovo questo epilogo giudiziario gravemente ingiusto”. I due avevano sempre negato i fatti e la pista difensiva si è basata sul fatto che non ci fossero prove che dimostrassero che il rapporto non fosse consenziente. A ridosso della sentenza di secondo grado, arrivata nel 2020, erano state pubblicate delle intercettazioni che inchiodavano gli imputati, e Robinho fu messo fuori rosa e successivamente svincolato dal Santos a ottobre del 2020.

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