Roberta Repetto: la donna morta per un tumore curato con le tisane

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-21

Roberta Repetto aveva 40 anni: è morta il 9 ottobre scorso per un melanoma in metastasi. Poteva sopravvivere, ma è stata curata con la meditazione e con tisane zuccherate

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Roberta Repetto aveva 40 anni: è morta il 9 ottobre scorso per un melanoma in metastasi. Poteva sopravvivere, ma è stata curata con la meditazione e con tisane zuccherate. Per questo motivo Paolo Oneda, chirurgo e dirigente presso l’U.O. Chirurgia generale dell’Ospedale di Manerbio e Vincenzo Paolo Bendinelli, presidente e guida spirituale del centro Anidra di Borzonasca sono stati arrestati con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, violenza sessuale e circonvenzione di persone incapaci.

Roberta Repetto: la donna morta per un tumore curato con le tisane

Le avrebbero prescritto “meditazione” e “tisane zuccherate” a fronte dei sintomi di un melanoma e l’avrebbero rassicurata sull’ingrossamento di due linfonodi, persuadendola che il secondo linfonodo fosse “il segno della risoluzione del conflitto “e che il “sistema stava drenando la parte tossica”. Questo è quello che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che ieri mattina ha portato all’arresto di Paolo Oneda, chirurgo e dirigente presso l’U.O. Chirurgia generale dell’Ospedale di Manerbio e Vincenzo Paolo Bendinelli, presidente e guida spirituale del centro Anidra di Borzonasca, il centro olistico nell’entroterra di Genova dove la 40enne Roberta Repetto venne operata nel 2018 per la rimozione di un neo. La donna, che si era avvicinata alle scienze olistiche già da diversi anni, è poi morta nell’ottobre dello scorso anno all’ospedale San Martino di Genova dov’era stata ricoverata per un melanoma metastatico. Roberta non stava bene, racconta il Corriere, soffriva di dolori lancinanti, gonfiore ai linfonodi. Era sempre più debole tanto da aver abbandonato anche la meditazione che le veniva spacciata come un mezzo per guarire: le sedute, diceva “non migliorano la situazione: io lotto, ma si vede che deve andare così”:

L’agonia di Roberta sarebbe partita dall’intervento, spacciato per «tappa del suo percorso di purificazione». Si sentiva debole, affaticata, in colpa se sgarrava la dieta: un linfonodo aveva iniziato a gonfiarsi nella primavera 2019, il secondo nel febbraio 2020. Bendinelli e Oneda, diventato il suo medico, avrebbero «omesso di rappresentare i rischi connessi all’asportazione del neo e di indirizzarla a esami specialistici». Anzi, «dì ai medici che ti è stato tolto perché ti grattavi e sanguinavaenon hai voluto fare l’istologico» suggerisce Oneda

I due sono accusati di omicidio volontario con dolo eventuale, violenza sessuale e circonvenzione di persone incapaci. A quanto si legge nell’ordinanza firmata dal gip Paola Faggioni, secondo l’accusa, i due, “in concorso tra loro e ciascuno con condotte indipendenti, nelle rispettive qualità, il primo quale ‘maestro spirituale’ di formazione ‘olistica’ all’interno del Centro Anidra sito in Borzonasca, il secondo in qualità di medico chirurgo (socio del Centro, frequentatore e insegnante di discipline olistiche)” avrebbero causato la morte della donna “con azioni e con omissioni”. In particolare, si legge, “nel mese di ottobre del 2018 il medico Oneda le asportava un neo sanguinante dalla schiena, in ambiente non ospedalizzato (all’interno dei locali del Centro), in condizioni del tutto inadeguate (in assenza di anestesia in ossequio a studi sul respiro che le avrebbero assicurato la sopportazione del dolore), senza adeguata tecnica chirurgica (eventuali allargamento e verifica dei linfonodi sentinella), e soprattutto senza alcun successivo esame istologico, e quindi senza consentire alcuna diagnosi precoce di melanoma e alcuna possibile terapia”

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