La risposta di Giannini all’ambasciatore russo che aveva querelato La Stampa per un articolo su Putin

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-25

Il direttore de La Stampa Massimo Giannini difende il suo giornale dopo la querela dell’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov

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“Solo nel mondo alla rovescia di ‘santa madre Russia’, quella che piace tanto a Putin, può accadere che un ambasciatore di un Paese che ha decretato la più sporca guerra contro una democrazia liberale come l’Ucraina possa intentare una causa contro un giornale responsabile solo di raccontare quello che sta succedendo in quel Paese”: in un video diffuso sui canali social de La Stampa il direttore del quotidiano, Massimo Gianinini replica alle accuse dell’ambasciatore russo Sergey Razov, che oggi ha presentato querela per l’articolo del 22 marzo dal titolo “Se uccidere il tiranno è l’unica via d’uscita”.

La risposta di Giannini all’ambasciatore russo che aveva querelato La Stampa per un articolo su Putin

“L’ambasciatore russo Razov ci ha attaccato per istigazione a delinquere”, ha detto Giannini, che ha ricostruito la vicenda. “Uno splendido articolo del forse più grande inviato di guerra in Italia, Domenico Quirico, raccontava una tesi ricorrente, che alberga addirittura in molte cancellerie, secondo la quale a questo punto della guerra forse la cosa migliore da fare sarebbe uccidere il tiranno”, ha spiegato il direttore de La Stampa. “Nel suo articolo Quirico articolava la tesi, la descriveva in tutti i suoi aspetti e concludeva dicendo che chi questa tesi sostiene, si illude, perché se anche si potesse arrivare a uccidere il tiranno le cose poi peggiorerebbero ancora”.

Giannini incalza: “Questa è la Russia di oggi, guidata da un autocrate che sul suo territorio fa chiudere giornali, non possiamo dire che uccida, ma forse anche questo succede, uccide giornalisti contrari al regime, arriva ad imprigionare oligarchi o dissidenti invisi al regime, come Navalniy”. Oggi “non dobbiamo prendere lezioni da quel paese”, dice Giannini. Una lezione “che respingiamo con forza, perché siamo sereni su quello che facciamo e scriviamo, perché siamo un giornale libero, che cerca di raccontare i fatti ma che ha anche le sue tesi e le difende, le sue idee e le propugna”. Il direttore de La Stampa, citando nel finale la giornalista Anna Politikovskaja, conclude: “Amiamo la libertà e continueremo a difenderla nonostante tutte le minacce e le intimidazioni, perché sappiamo di stare dalla parte giusta della storia”.

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