Economia
Il rinvio della pensione a 67 anni
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-11-02
Il governo studia un piano per rimandare l’adeguamento a giugno, se ne occuperà il prossimo esecutivo. Ma ci sono altre due opzioni allo studio
Il governo lavora a un rinvio della pensione a 67 anni. Dopo la certificazione dell’aumento della longevità da parte dell’ISTAT e gli annunci in senso contrario da parte dell’esecutivo, a causa dell’avvicinarsi delle elezioni sta prendendo piede nell’esecutivo l’intenzione di rinviare di sei mesi l’adeguamento a 67 anni che il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni avrebbe dovuto certificare entro la fine dell’anno. Perché rinviare e non cancellare? Decidere di stoppare l’aumento dell’età costerebbe, secondo alcune stime, 1,2 miliardi di euro. Che in questo momento non ci sono, ma che il prossimo esecutivo o il parlamento potrebbero trovare come primo atto della prossima legislatura.
Il Partito Democratico, a sua volta, è cosciente del fatto che non partirà come favorito nella prossima corsa alle urne. Per questo sul tavolo mette adesso questa soluzione a costo zero che è stata del resto già formalizzata in un emendamento al decreto fiscale. E così il decreto direttoriale che dovrebbe certificare l’aumento dell’età della pensione potrebbe essere semplicemente rimandato di sei mesi, fino a giugno del prossimo anno. Il Messaggero spiega oggi che questa non è l’unica opzione sul tavolo:
Dunque il governo tiene sul tavolo anche un «piano B» e persino un «piano C». Il piano B prevede l’estensione dell’Ape sociale, il meccanismo che permette a undici categorie di lavori considerati «faticosi», dai conciatori agli edili, fino alle maestre d’asilo, di andare in pensione a 63 anni con un prestito pensionistico interamente a carico dello Stato. Si tratta di una misura sperimentale in vigore solo per il 2017 e il 2018. Potrebbe essere allungata a tutto il 2019, magari ritoccando anche i requisiti contributivi per accedere, come già fatto in manovra per le donne con figli. Poi si vedrà.
Il piano C,invece, prevede di applicare a queste stesse categorie di lavori «faticosi», le stesse regole che valgono per i lavori usuranti (come quelli nelle cave e nelle miniere, o con turni di notte tra la mezzanotte e le cinque). Per i lavori usuranti già è in vigore, fino al 2026, una sospensione dell’adeguamento dell’età di pensionamento alle aspettative di vita. La stessa misura potrebbe essere estesa anche ai lavori gravosi.
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