Il ricorso dell'estrema destra contro l'esito delle elezioni presidenziali in Austria

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-06-08

Per giorni si è parlato di presunti brogli, ma soltanto in Italia. Oggi arriva l’iniziativa del leader dell’FPOE Strache dopo che il candidato aveva riconosciuto la vittoria del verde Van der Bellen. Ma sembra una pallottola spuntata e una mezza bufala

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L’estrema destra austriaca ha presentato ricorso contro l’esito delle elezioni presidenziali in Austria, dopo essere stata battuta di misura. Il verde Alexander Van der Bellen aveva vinto di un soffio le elezioni presidenziali del 22 maggio davanti a Norbert Hofer dell’Fpo, che per pochissimo non è riuscito a diventare il primo presidente di estrema destra in Europa. Il ricorso è stato presentato dal leader dell’Fpoe Heinz-Christian Strache.

Il ricorso dell’estrema destra contro l’esito delle elezioni in Austria

Per giorni si è parlato di brogli alle elezioni presidenziali in Austria soprattutto in Italia. Nelle scorse settimane il partito aveva annunciato l’intenzione di esaminare gli “innumerevoli” presunti casi di frode che – secondo l’Fpo – avrebbero macchiato il voto. “Depositato un ricorso contro l’elezione presidenziale da parte di Heinz-Christian Strache”, il leader del gruppo di estrema destra austriaca, ha confermato su Twitter il portavoce della Corte costituzionale, nell’ultimo giorno possibile per una contestazione formale dei risultati del voto. Il candidato del Fpo, Norbert Hofer, ha ottenuto al ballottaggio il 49,7% delle preferenze, contro il 50,3% dell’ecologista Alexander Van der Bellen, eletto nuovo presidente. E questo mentre Norbert Hofer aveva invece riconosciuto la vittoria dell’avversario. Sulla sua pagina di Facebook invece il leader del partito, Heinz-Christian Strache aveva parlato di irregolarità a Linz e Waidhofen, città in cui il risultato finale ha annunciato una affluenza alle urne del 146,9%. Il ministero dell’Interno aveva spiegato che la cifra è il risultato di un errore di immissione dei dati. Spiegava riguardo Waidhofen an der Ybbs qualche tempo fa Marco Di Blas sul Messaggero Veneto:

I responsabili elettorali del Comune hanno subito verificato che l’errore non era stato commesso da loro. I dati forniti all’ufficio elettorale del Land erano corretti. L’errore era stato commesso nella sede regionale, a St. Pölten, dove, nel calcolare il numero dei votanti (non i voti espressi per l’uno e per l’altro candidato), non erano state sommate le schede dei voti al seggio con le schede giunte per posta, ma le prime (6.102) con il numero totale dei voti validi (7.160). Il totale così ottenuto (13.262) rappresenta infatti il 147% degli aventi il diritto al voto (che nel comune di Waidhofen erano 9.026). L’errore riguarda il solo dato statistico relativo alla partecipazione al voto e non interferisce con i risultati ottenuti da Van der Bellen e da Hofer.

Riguardo Linz Strache aveva segnalato una partecipazione al voto schizzata addirittura al 598% nel cosiddetto “Sondersprengel”, che significa “seggio elettorale speciale”. Gli elettori iscritti erano 3.518, ma alla fine le schede scrutinate erano state 21.060. il caso si era chiuso subito dopo:

Se Strache, prima di intervenire su Facebook, avesse letto con più attenzione la pagina web del Comune di Linz, avrebbe scoperto che il “Sondersprengel” riceve non soltanto le schede degli elettori ammalati o comunque impossibilitati a recarsi ai loro seggi normali (quelli che si erano iscritti per ricevere a casa loro la visita delle “seggio speciale” erano appunto 3.518), ma anche le schede inviate per posta»

I voti per posta, tra l’altro, non sono soltanto i voti degli elettori austriaci all’estero. Gli oltre 800 mila voti per corrispondenza del secondo turno delle recenti elezioni presidenziali sono di elettori austriaci che risiedono in Austria, ma che hanno trovato più comodo votare in questo modo, anziché recarsi al loro seggio. Le ragioni possono essere tante. Per esempio, perché in una tiepida domenica di fine maggio molti avevano preferito andare a spasso ai laghi o in montagna. Oppure perché erano in viaggio. O anche perché in Austria, a differenza da quanto avviene in Italia, i seggi non restano aperti due giorni, ma soltanto alla domenica e chiudono alle 17, in molti Länder già alle 16, in alcune località addirittura alle 11 del mattino.

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