Così i giornali salveranno i marò

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2014-12-17

Le ricette dei quotidiani per il caso dei due marinai in attesa di giudizio in India

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È quasi Natale, e da tre anni a questa parte c’è una nuova ricorrenza della tradizione natalizia italiana: un po’ tutti vorrebbero due marò sotto l’albero. Tutti li vorrebbero a casa, c’è che si accontenterebbe di una licenza di qualche mese giusto per onorare le festività e chi invece non accetta condizioni: i marò devono subito tornare a casa. La vicenda si ripete ormai da tre anni che non ha visto significativi passi avanti e aperture da parte delle Autorità indiane. Ad eccezione del temporaneo ritorno in occasione delle “vacanze di Natale” dello scorso anno e la licenza concessa a Massimiliano Latorre per potersi curare in Italia. Anche quest’anno allora fervono i preparativi per i marò di Natale.
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BRACE YOURSELVES, MARÒ ARE NOT COMING
Come in tutte le vicende ingarbugliate ciascuno si sente libero di proporre la sua soluzione, ecco quelle di oggi di alcuni quotidiani italiani. Cominciamo con il Corriere della Sera, come già riportato da NeXt questa mattina un editoriale di Danilo Taino critica duramente l’operato del Governo Renzi sulla questione dei due marò:

Per quale ragione è stata messa da parte la strada dell’arbitrato internazionale? Perché ci si è illusi ancora una volta che tutto fosse risolvibile con un accordo con Delhi di tipo politico, se non con qual che commercio? Si è dimenticato che in India oggi la vicenda è del tutto giudiziaria e che il Paese è uno Stato di diritto, pieno di contraddizioni ma nel quale il governo, anche quello forte di Narendra Modi se lo volesse, non può spudoratamente dettare soluzioni al potere giudiziario.

Gli italiani, non solo il Governo, sembrano dimenticare che la controparte non è un gruppo di terroristi ma uno stato democratico nel quale – come da noi – il potere esecutivo non può condizionare le decisioni del potere giudiziario. Rimane aperta la possibilità di ricorrere all’arbitrato internazionale, ma come fa notare Antonella Rampino sulla Stampa nulla è stato fatto in concreto per attivare la procedura:

Il no della Corte suprema indiana, che non ha accettato neanche di prendere in considerazione la richiesta di attenuazione della libertà vigilata per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre porta allo scoperto il nodo della vicenda dei due marò: il governo italiano non ha altre alternative che subire le decisioni indiane, perché non è mai stata attivata la procedura dell’arbitrato internazionale, l’unica strada alternativa a quella politica e diplomatica che sin qui, come si è visto, non ha portato risultati.

Perché, si chiede Rampino, l’Italia non ha una via secondaria alla trattativa politica e diplomatica sulla quale invece continua ad insistere? Sempre sulla Stampa però Francesca Sforza sostiene che sia ora di premere sulle “contromisure”:

È l’ora di premere il piede sulla politica, sulle pressioni, sulle contromisure. Non sfugge a nessuno che l’Italia non ha una potenza contrattuale tale da spaventare un gigante come l’India (e adesso che la Russia si è eclissata è ancora peggio) , ma dalla politica dei visti a quella degli scambi, esistono pur sempre i margini per un negoziato che non deve necessariamente vederci sconfitti. Il linguaggio usato dagli indiani va capito: sono un Paese orgoglioso e una potenza ombrosa, ma allo stesso tempo hanno un urgente bisogno di riconoscimento internazionale. Su quest’ultimo punto l’Italia può fare molto, o almeno qualcosa.

Il Giornale arriva alle stesse conclusioni, dicendo che al di là di accusare gli indiani di “aver commesso errori” il Governo non ha portato prove utili ad arrivare alla liberazione dei marò. L’idea di ritirare l’Ambasciatore a New Dehli viene giudicata “un bluff”.
 

(fonte: ilgiornale.it)
(fonte: ilgiornale.it)

 
C’è chi invece propone soluzioni molto più drastiche e fantasiose, come Libero di ieri che chiede ai propri lettori se a questo punto l’Italia non debba fare “un blitz” per poter liberare i due marò dalle grinfie dei carcerieri indiani.
Sicuramente è un blitz diplomatico (fonte: Liberoquotidiano.it)
Sicuramente è un blitz diplomatico (fonte: Liberoquotidiano.it)

Ma al di là di queste uscite Libero ci è andato davvero giù duro contro i governi che hanno tentato di risolvere la vicenda indiana, ecco il titolone:
Finalmente hanno assunto quelli di Spinoza a Libero
Finalmente hanno assunto quelli di Spinoza a Libero

E questa la conclusione dell’editoriale del Direttore Maurizio Belpietro:

Un capo dello Stato, tre presidenti del Consiglio, quattro ministri degli Esteri e tre ministri della Difesa per lasciarli a marcire laggiù. Non ci sono parole, solo vergogna.

Oltre alle parole mancano anche delle prove da portare a discarico dei due militari, ma quelli sono dettagli.

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