Report e il latte straniero nei formaggi italiani

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-26

Dalle mozzarelle, alle dop, ai formaggi “similari”: vecchie e nuove incognite affliggono allevatori e produttori. L’etichetta indica sempre l’origine del latte, ma quanti formaggi proposti sul mercato come italiani, sono realmente prodotti con materia prima del nostro paese? La lista delle aziende italiane che usano latte straniero

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Un’inchiesta di Report firmata da Rosamaria Aquino racconta la lista delle aziende italiane che comprano latte all’estero: da anni un funzionario del ministero della Salute ne impedisce l’accesso.

Report e il latte straniero nei prodotti italiani

Sigfrido Ranucci in studio spiega che in Italia produciamo ogni anno 11 milioni di tonnellate di latte solo per destinarle ai formaggi, ma non basta. In altri paesi l’estate è meno torrida, c’è più produzione di latte e quindi i prezzi sono più bassi. Il servizio racconta che sulle quote latte il tribunale di Roma, dopo aver a lungo indagato sulla falsità dei dati forniti all’ Europa, è stato costretto a chiudere con un’archiviazione, “perché”, scrive il gip, “la falsità dei dati è nota a tutte le autorità amministrative e politiche rimaste consapevolmente inerti per vent’anni”. Ma ha inviato gli atti al ministero delle Politiche Agricole, perché facesse pulizia al suo interno.

A celare la lista delle aziende è il direttore generale della sanità animale del ministero della Salute Silvio Borrello: ha resistito anche all’ordine della magistratura che gli imponeva di consegnare senza idugio la lista e di renderla pubblica. Alla fine Sigfrido Ranucci in studio legge la lista delle aziende italiane che usano latte straniero:

L’ha ottenuta anche Coldiretti al termine di una lunga battaglia legale solo che si riferisce solo a tre mesi del 2017. Se è questo il grande segreto che custodiva Borrello, ma non lo crediamo, sa di beffa. Tuttavia aiuta a capire il fenomeno. Dentro ci sono i nomi di 1800 aziende e multinazionali che acquistano latte straniero e aiuta a comprendere la dimensione. Galbani acquista tonnellate di cagliate lituane, creme di latte dalla Spagna, mozzarelle dalla Francia. Dice che le cagliate sono solo l’1% delle loro produzioni le utilizzano per formaggini e mozzarelle per la ristorazione e riportano l’origine in etichetta. Prealpi: tonnellate di formaggi e cagliate dalla Germania, formaggi a pasta dura persino dalla Finlandia – pensate un po’ – mozzarelle dalla Danimarca. Ci ha scritto che mette l’origine in etichetta.

Granarolo compra latte dalla Francia, dalla Repubblica Slovacca, dalla Slovenia e dall’Ungheria. Il gruppo Newlat che significa Giglio, Polenghi, Torre In Pietra tonnellate di latte crudo dall’Ungheria. Parmalat di Collecchio, Parmalat, compra tonnellate di latte crudo dalla Slovenia, Belgio, Croazia, Ungheria, Repubblica Slovacca e formaggi dalla Polonia equivalenti a circa il 30 % della produzione complessiva; lo indica in etichetta, ci scrive. Poi ci sono i produttori di mozzarelle Francia e Cuomo che dalla Germania comprano le mozzarelle. Francia dice che commercializza prodotti a marchio tedesco in Italia e che le mozzarelle sono destinate alla ristorazione.

Poi ci sono anche i caseifici del Grana Padano che oltre la produzione DOP fanno i grattugiati misti e acquistano latte e formaggi da Germania, Polonia, Ungheria. Quelli del Parmigiano che acquistano da Lituania e Lettonia. Su nostra domanda ci hanno risposto che utilizzano il prodotto straniero solo per i formaggi generici. Se è tutto così trasparente non capiamo perché poi i casari sono così stitici nel parlare di questo problema.

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