Renée Zellweger o della isteria collettiva

«Ed è avvilente non che una donna ricorra al bisturi, ma che lo faccia per essere accettata. Chiosa [omissis], esperta sul [omissis]: «Non credo che Bruno Vespa o Matteo Renzi abbiano mai pensato di farsi togliere i nei e nessuno se ne sente disturbato. George Clooney sarà pure un gran bellone, ma ha una ruga naso-labiale che gli si può infilare il dito dentro. Antonio Banderas è un sex symbol pazzesco e ha il volto segnato. Non sarà arrivato il momento di pretendere lo stesso trattamento per noi donne?»». Chi l’avrà detto?

Non è facile capire come stilare la gerarchia dei commenti irricevibili: il giudizio di «avvilente», la pretesa di sapere che è sicuramente infelice o che la sua faccia sia un sintomo di infelicità (omissis), che è solo perché in-quanto-donna e che un uomo-in-quanto-uomo non sarebbe così vanitoso o disperato o spaventato dal tempo e dalla vecchiaia e dalla rughe o da tutte queste cose insieme, il paternalismo sconfinato, la presunzione di parlare in suo nome e in nome di tutte le donne in quanto donne (anche esperta sul* entrerebbe nella top ten, se poi sappiamo esperta su cosa forse rischia di arrivare in cima), la visione del femminismo come «io vi dirò come dovete vivere e come dovete liberarvi dal gioco paternalistico».
Renée Zellweger ha detto che è felice che le persone pensino che appaia diversa (che pazienza, santo cielo, che pazienza) e che tutti questi commenti non sono che una scemenza (certo, certo, sicuramente sta rimuovendo, nega, mente, parla sotto l’influenza di chissà che, cerca di essere accettata e poi non ammette il ricorso alla chirurgia plastica per le stesse ragioni, è ovvio).

«People don’t know me [as] healthy for a while, […] Perhaps I look different. Who doesn’t as they get older?! Ha. But I am different. I’m happy». Avete altro da dire?
*«Lorella Zanardo, esperta sul tema del corpo delle donne».