Referendum Venezia-Mestre, niente quorum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-02

Salta il referendum Venezia-Mestre. Alla chiusura dei seggi si è recato alle urne il 21,73% degli elettori, pari a 44.887 cittadini a fronte dei 206.553 iscritti. I movimenti favorevoli alla separazione hanno annunciato ricorsi

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Non ha raggiunto il quorum del 50% più 1 il referendum per la separazione di Venezia da Mestre. Alla chiusura dei seggi si è recato alle urne il 21,73% degli elettori, pari a 44.887 cittadini a fronte dei 206.553 iscritti. I movimenti favorevoli alla separazione hanno annunciato ricorsi, sottolineando che il quorum è illegittimo perché non sarebbe previsto dalla Costituzione e dalla legge regionale. Critiche vengono poi mosse alle convocazioni che sarebbero state effettuate in ritardo o mai avvenute per i veneziani iscritti all’Aire, l’anagrafe italiana dei residenti all’estero. Segnalazioni di disguidi su questo fronte, viene detto, sarebbero giunte al movimento per il sì da concittadini che si trovano, in particolare, a Parigi e Gerusalemme.

A far pendere l’ago della bilancia verso la coabitazione amministrativa sono stati soprattutto gli abitanti della terraferma, disertando il voto. Un afflusso più massiccio, ma numericamente meno ‘pesante’, si è avuto in centro storico e nelle isole della laguna. In un clima arroventato da fake news e polemiche politiche corse soprattutto sui social si è consumata l’ennesima prova tecnica di separazione che ha coinvolto poco più di 206 mila votanti. Troppi gli interessi economici in gioco, ripetono dal fronte del sì, facendo notare che dei 20 milioni di euro che arrivano alle casse del Comune in virtù della Legge speciale e delle donazioni per Venezia, più o meno la metà finisce per essere dirottata verso la terraferma. Al contrario, sul versante del ‘no’ molti amministratori locali hanno messo in luce i costi economici (in particolare nei trasporti) e le criticità di un eventuale frattura del Comune in due realtà distinte. Lo stesso sindaco Luigi Brugnaro non ha mai nascosto il convincimento che l’iniziativa referendaria contrastasse con la legge sulle città metropolitane, invitato all’astensione.

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Il referendum Venezia-Mestre (Corriere della Sera, 2 dicembre 2019)

Le forze di maggioranza in Comune si sono allineate al ‘non voto’, mentre l’opposizione si è spaccata. Da una parte il Pd, che ha invitato a barrare sulla scheda il ‘no’, dall’altra il M5S favorevole al ‘sì’ in nome del ‘rispetto per la volontà popolare’. L’appuntamento con i seggi è arrivato, peraltro, in un momento ’emotivamente’ difficile per la città lagunare, messa in ginocchio dalle acque alte eccezionali che si sono susseguite nei giorni scorsi causando danni milionari. Senza trascurare che larga parte di chi lavora a Venezia, e che del richiamo turistico della città trae beneficio economico e occupazione, risiede proprio in terraferma e non ha quindi alcun interesse a vedere le due realtà divise dallo steccato di amministrazioni diverse. Più che in passato, dunque, il dato più evidente è stata la disaffezione alle urne. Anche nel 1979, nel 1989, nel 1994 hanno sempre prevalso i ‘no’ e al tentativo del 2003, il quarto, si è arrivati al di sotto del quorum con il 39%.

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