Perché Di Maio non può escludere gli stranieri dal reddito di cittadinanza

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-09-21

Secondo il vicepremier il Reddito di cittadinanza sarà “solo per gli italiani”. Ma non è vero, perché ci sono delle direttive europee da rispettare e se venissero esclusi i cittadini stranieri saremmo di fronte ad una forma di discriminazione già più volte sanzionata dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di giustizia europea. Ed infatti nella leghista Lombardia il Reddito di Autonomia è destinato a tutti i residenti da almeno cinque anni

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Ieri il ministro Giovanni Tria ha scatenato il panico nella maggioranza quando ha spiegato che in base alla proposta di legge sul Reddito di Cittadinanza presentata dal MoVimento 5 Stelle anche i cittadini stranieri residenti nel nostro Paese avranno diritto alla misura di sostegno al reddito alla quale sta lavorando il governo del cambiamento. Subito il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio è intervenuto per tranquillizzare gli animi (leghisti) e spiegare che il reddito di cittadinanza sarà solo per i cittadini italiani. Davvero?

Le balle di Di Maio sul reddito di cittadinanza solo per gli italiani

Di Maio intervenendo a Radio Anch’io ha detto che «Abbiamo corretto quella proposta di legge anni fa, è singolare che torni in auge la prima proposta che era del 2014 e non prevedeva ancora la platea, quindi si rivolgeva per forza a tutti». In realtà la proposta del MoVimento 5 Stelle era del 2013 e definiva in maniera molto precisa la platea dei beneficiari. Si legge infatti che il reddito di cittadinanza è  «l’insieme delle misure volte al sostegno del reddito per tutti i soggetti residenti nel territorio nazionale che hanno un reddito inferiore alla soglia di rischio di povertà». Più oltre viene precisato che hanno diritto al reddito di cittadinanza tutti i soggetti che hanno compiuto il diciottesimo anno di età, che risiedono nel territorio nazionale e che hanno la cittadinanza italiana oppure provengono da paesi UE oppure da paesi che hanno «sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale» (qui la lista sul sito dell’Inps).

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Di Maio poi ha continuato spiegando che «Certamente con i flussi migratori irregolari che ci sono oggi è impossibile fare il reddito di cittadinanza senza sapere qual è la platea ed è ovvio che si deve restringere ai cittadini italiani. La prima forma della proposta era molto vaga, è stata corretta nel 2016». Ora però non risulta che sia stata presentata una nuova proposta di legge, non ci sono emendamenti al testo originale e quella del 2013 è l’unica “ufficiale”. Sul sito del MoVimento 5 Stelle è pubblicato un volantino dove vengono elencati i requisiti per chiedere il reddito di cittadinanza, ma il possesso della cittadinanza italiana non è tra questi.

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Fonte

Infine Di Maio cita il “pericolo” rappresentato dai flussi in ingresso di immigrati irregolari. Ma è evidente che quando si parla di reddito di cittadinanza agli stranieri si intende coloro che sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno e possono quindi iscriversi ai centri per l’impiego. Al solito però il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle preferisce alimentare la confusione tra migranti irregolari (che però potrebbero benissimo essere richiedenti asilo ai quali verrà concesso lo status di rifugiato politico e quindi il permesso di soggiorno) e lavoratori stranieri in regola (ad esempio coloro che entrano in Italia passando per le maglie strettissime del decreto flussi annuale).

Perché sarebbe illegale escludere tutti i cittadini stranieri dal Reddito di Cittadinanza

Secondo Di Maio (e per la gioia di Salvini) c’è una proposta di legge che esclude dalla platea dei beneficiari i lavoratori stranieri. Matteo Salvini si è detto sicuro che “verrà limitato solo agli italiani”. Non sappiamo se Di Maio intende escludere anche i cittadini comunitari oppure solo quelli provenienti dai paesi extra-UE. In ogni caso è difficile che il governo possa escludere tutti gli stranieri regolarmente residenti in Italia dalla platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Sicuramente in base alla direttiva 2011/98/UE (che non ammette deroghe) non si potranno escludere i tanti cittadini comunitari che vivono e lavorano nel nostro Paese. Spesso considerati stranieri di serie A, ma pur sempre stranieri. E se pensiamo che c’è gente che ancora definisce i cittadini romeni “extracomunitari” la cosa riserverà sicuramente delle belle sorprese.

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Attualmente i cittadini stranieri regolarmente residenti hanno accesso alle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi popolari. Per quale motivo si dovrebbe negare l’accesso al reddito di cittadinanza, dal momento che è basato sull’ISEE? Prendiamo ad esempio il REI, il Reddito di Inclusione varato nel 2017. Per poter accedere al REI è necessario che il richiedente sia «residente in Italia, in via continuativa, da almeno due anni al momento di presentazione della domanda». Anche il bonus bebè non può essere limitato ai soli figli di italiani, lo ha stabilito una sentenza del tribunale di Milano. Inoltre, come ricorda l’avvocato Maurizio De Stefano ci sono alcune sentenze con le quali la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune norme «riguardanti l’assistenza sociale degli stranieri extracomunitari, fondando tale declaratoria anche sul principio di non discriminazione affermato dall’art. 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo».

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Ma c’è di più. In Lombardia, una regione che da decenni è governata da Lega e centrodestra il “bonus famiglia” del Reddito di Autonomia viene erogato a tutte le famiglie vulnerabili con presenza di donne in gravidanza e famiglie adottive che soddisfano i seguenti requisiti: «residenza continuativa in Lombardia per entrambi i genitori da almeno 5 anni o del solo genitore se famiglia monogenitoriale;  indicatore ISEE di riferimento non superiore a euro 20.000,00;  condizioni di fragilità specifiche». Non è scritto da nessuna parte che il Reddito di Autonomia (che è il reddito di cittadinanza in salsa leghista) è destinato solo ai cittadini italiani, è sufficiente essere residenti in Lombardia. Anche per accedere al PIL – il progetto inserimento lavorativo – non serve essere cittadini italiani. I requisiti sono: essere da oltre 3 anni disoccupati senza alcuna integrazione al reddito, essere in difficoltà economica, avere un reddito inferiore a 20.000 euro ed essere residenti in Lombardia da almeno 5 anni. E se anche la leghista Lombardia non esclude gli stranieri è perché non è possibile farlo. Come ha ricordato il il presidente del Cnel e ex ministro del Lavoro, Tiziano Treu spiegando che la Corte europea di giustizia si è pronunciata più volte su prestazioni simili ribadendo l’estensione anche agli stranieri con permesso di lungo soggiorno. «Secondo me non è accettabile – ha detto rispondendo a un domanda sulle parole del vicepremier Luigi di Maio sul reddito di cittadinanza – che si dia solo agli italiani».

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