L’ombra della recessione in arrivo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-23

Il rallentamento dell’Eurozona – dice la Bce – cominciato alla fine del 2018 può «protrarsi più a lungo di quanto stimato». I dubbi sulla ripresa attesa per la seconda metà di quest’anno «stanno aumentando»

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La recessione è alle porte. La situazione in cui la variazione del Pil rispetto all’anno precedente è negativa sta per verificarsi in molti paesi del mondo – la recessione tecnica si ha quando il Pil diminuisce per almeno due trimestri consecutivi; quando la recessione è accompagnata da un tasso elevato e crescente di inflazione, si ha la stagflazione – e ne avverte l’ombra l’Europa, visto che la Bce «ritiene indispensabile» una «ulteriore riduzione» dei crediti deteriorati, a rischio incasso (Npl), che ancora zavorrano i bilanci delle banche europee.

L’ombra della recessione in arrivo

La possibile recessione tedesca comporterebbe un brusco calo degli ordinativi verso le aziende italiane che operano nei settori delle tecnologie avanzate con conseguenti crisi aziendali e forti tensioni sul versante occupazionale in particolare nelle aree del Nord del Paese. Tutto ciò in presenza di un Sud che, in assenza di politiche mirate efficaci, vede aumentare il gap nei principali indicatori economici con punte drammatiche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione (sopratutto giovanile) ed il reddito pro capite, con un tale deterioramento della situazione economica da compromettere la stessa tenuta dello stato sociale ed i livelli minimi degli standard dei servizi essenziali. ? Il rallentamento dell’Eurozona – dice la Bce – cominciato alla fine del 2018 può «protrarsi più a lungo di quanto stimato». I dubbi sulla ripresa attesa per la seconda metà di quest’anno «stanno aumentando». Insomma, la situazione è «preoccupante», spiega oggi Repubblica:

I previsori d’altronde non fanno che tagliare le stime di crescita. Globale, sgonfiata dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e resto del mondo, Cina in testa. Americana, dopo una lunga cavalcata oramai pluridecennale. Europea, con l’incubo Brexit e la brusca frenata della Germania. E italiana, ferma a zero quest’anno se va bene. Poco sopra, il prossimo. Ieri Moody’s ha tagliato le stime del nostro Pil: dimezzato allo 0,2% nel 2019 e portato allo 0,5 nel 2020 dal +0,8% attribuito tre mesi fa. L’Ufficio parlamentare di bilancio prevede lo 0,4%. Il Fondo monetario per ora lo 0,8% (da 0,9). L’Ocse +0,6%. Se non siamo in recessione tecnica – due trimestri consecutivi con il segno meno – non c’è da stare allegri.

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La recessione in arrivo (La Repubblica, 23 agosto 2019)

E l’Italia?  La produzione industriale è scesa a luglio di un altro 0,6%. Gli ordini sono in picchiata da inizio 2018 ormai. Gli investimenti ancora con il segno meno. Consumi debolissimi. Export sempre meno bene. Richieste di nuovi mutui o surroghe ridotte, nonostante tassi mai così bassi. Clima di fiducia di aziende e famiglie, positivo a luglio, intaccato ora dalla crisi politica. La possibile frenata di Germania e Usa – l’indice manifatturiero Pmi tedesco di luglio è salito poco da 50,9 a 51,4, quello americano di agosto è sceso a 49,9 da 50,4, ai minimi dal settembre 2009 – potrebbe trascinare in basso l’Italia. Non a caso la Germania pensa a uno stimolo fiscale da 50 miliardi da iniettare nell’economia, abbandonando la politica del pareggio di bilancio. Se lo può permettere con un debito al 60% del Pil, contro il 133,7% italiano per quest’anno e 135,2% nel 2020. Noi possiamo sperare solo nell’effetto trenino.

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