«Quota 100, Tfr degli statali con prestito delle banche»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-05

«Vi pare normale che uno per andare in pensione debba chiedere un prestito?», diceva Salvini nel 2016. Ma sì che lo è, gli spiega oggi il suo sottosegretario Durigon

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«Ma scusi, le pare normale che uno per andare in pensione deve chiedere un prestito?», diceva un indignato Matteo Salvini nell’agosto 2016 a Omnibus criticando l’APE, ovvero l’Anticipo Pensionistico varato dal governo Renzi. Sì, gli risponde idealmente un anno e mezzo dopo il sottosegretario leghista Claudio Durigon spiegando oggi al Messaggero che i dipendenti pubblici che vogliono andare in pensione con Quota 100 e vogliono la liquidazione dovranno stipulare un prestito con l’ABI per avere i loro soldi e pagare gli interessi alle banche, oppure attendere fino a otto anni:

«I dipendenti pubblici che lasciano con Quota 100 potranno chiedere alle banche l’anticipo del loro trattamento di fine servizio. Stiamo valutando insieme all’Abi la stipula di una convenzione».

Servirà una norma?
«Nel decreto vorremmo inserire un riferimento».

Si tratta di un prestito, chi pagherà gli interessi?
«Saranno a carico dei beneficiari. Ma si tratterà di cifre bassissime. L’erogazione della liquidazione degli statali sarà garantita dallo Stato. L’operazione, vedrà, sarà conveniente per chi vuole avere in anticipo i soldi della liquidazione».

Quando andranno in pensione i primi statali, a luglio o ad ottobre?
«Chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre dell’anno scorso potrà fare domanda a gennaio e potrà lasciare a luglio».

E si noti come Durigon sostenga che abbia bisogno di un prestito chi vuole la liquidazione “in anticipo”, mentre in realtà non c’è nessun “anticipo”: chi la vuole nei tempi stabiliti per le liquidazioni dei dipendenti pubblici non l’avrà se, appunto, non si fa dare i (suoi) soldi in prestito dalla banca (pagandoci sopra gli interessi): un piccolo capolavoro di bispensiero, l’ennesimo.

Con il blocco delle assunzioni fino al 15 novembre non c’è il rischio che si crei un “buco”, una discrasia, tra pensionamenti e assunzioni?
«Il rischio c’è, ma è minimo. Parliamo di due mesi. E poi siamo anche convinti che con il divieto di cumulo tra reddito e pensione fissato a 5 mila euro, non ci saranno fughe di massa dal pubblico impiego».

Una staffetta generazionale ci sarà?
«Ci sarà sia tra i dipendenti pubblici che tra quelli privati. Per questi ultimi diamo la possibilità alle aziende di anticipare il ritiro dei dipendenti fino a tre anni rispetto ai 62 fissati da Quota 100, attraverso il ricorso ai fondi bilaterali di solidarietà. Ma ad una condizione».

Quale?
«Che per ogni uscita ci sia una nuova assunzione».

Sarà proprio interessante fare alla fine dell’anno il conto di quanti ricorreranno a quei fondi. Intanto è importante sottolineare che il governo ha chiesto UNA nuova assunzione. Si vede che chi sosteneva che ce ne sarebbero state due o tre per ogni pensionato diceva una cazzata. E chi lo diceva? Il governo, che domande!

Leggi sull’argomento: Da dove arriva la mossa di Di Maio contro Salvini sulla Sea Watch

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