Quanto è buono il cioccolato dell'ISIS?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-10-27

L’ultima vittima dell’ISIS è il cioccolato belga. O meglio, lo è Desirée Libeert, responsabile marketing della società belga Italo Suisse. che si chiamava così dal 1923 ma che alla fine dell’anno scorso ha deciso di cambiare nome: «Abbiamo scelto ISIS perché era il nome del marchio di un prodotto di punta», ha detto la Libeert …

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L’ultima vittima dell’ISIS è il cioccolato belga. O meglio, lo è Desirée Libeert, responsabile marketing della società belga Italo Suisse. che si chiamava così dal 1923 ma che alla fine dell’anno scorso ha deciso di cambiare nome: «Abbiamo scelto ISIS perché era il nome del marchio di un prodotto di punta», ha detto la Libeert a Reuters «se avessimo saputo che c’era un’organizzazione terroristica con lo stesso nome, non lo avremmo preso in considerazione», aggiunge, dimostrando ancora una volta che la lungimiranza degli addetti al marketing si ferma davanti alla stringa di ricerca di Google.
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Sul suo sito internet la società garantisce per la qualità dei suoi prodotti. Ciò nonostante, chissà perché, la maggior parte dei clienti internazionali è evaporata negli ultimi mesi: «Il nome ISIS ha caratteristiche troppo negative per funzionare, i clienti lo rifiutano», ha detto ancora l’azienda al WaPo, probabilmente dopo una riunione di ore in cui il brain storming sarà arrivato a livelli elevatissimi.
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Così, tra poco la cioccolata belga cambierà nome e si chiamerà proprio Libeert, come il fondatore, che, incidentalmente, ha lo stesso cognome del capo ufficio marketing. A dimostrare che errare è umano, ma per incasinare davvero tutto ci vuole un manager. Se di famiglia, poi…

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